di Alex Giuzio
Il commissario europeo al mercato interno Michel Barnier continua a ribadire la differenza tra la "Ley de costas" in procinto di approvazione in Spagna, che proroga di 75 anni le concessioni demaniali marittime, e la situazione italiana che attualmente vede in scadenza le stesse concessioni nel 2020.
Così mercoledì il commissario Barnier ha risposto a un’interpellanza avanzata da Roberta Angelilli, vicepresidente del parlamento europeo, in merito all’applicabilità della proroga spagnola in Italia (clicca qui per leggere la domanda):
«Come la Commissione ha spiegato nella recente risposta all’interrogazione E-010266/2012, la direttiva 2006/123/CE (direttiva sui servizi) impone agli Stati membri di garantire la parità di accesso al mercato quando il numero di autorizzazioni disponibili è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali. In base all’articolo 12, paragrafo 2, della direttiva sui servizi, in questi casi l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata. Spetta agli Stati membri fissare per la suddette autorizzazioni una congrua durata, che consenta al prestatore di recuperare il costo degli investimenti e ottenerne un giusto rendimento. È altresì compito degli Stati membri stabilire la procedura per il rilascio delle autorizzazioni in conformità degli articoli 9 e 10 e dell’articolo 12, paragrafo 1, della direttiva sui servizi. Il periodo di 75 anni previsto dalla normativa spagnola non si riferisce ad autorizzazioni specificamente destinate all’esercizio di attività di servizio, ma rappresenta piuttosto un indennizzo per la reversione dei terreni al demanio marittimo. Come la Commissione ha spiegato nelle sue recenti risposte alle interrogazioni E-10266/2012 e P-010112/2012, il citato periodo di settantacinque anni si applica alle concessioni accordate ai proprietari per l’utilizzo dei loro immobili, che erano stati edificati in aree che tornano ora al demanio marittimo. Il progetto di riforma mira a garantire la certezza del diritto per i proprietari, in considerazione delle ambiguità riscontrate nel vigente quadro giuridico sui fabbricati situati nella fascia costiera in Spagna» (riferimento: IT E-000407/2013 – Risposta di Michel Barnier a nome della Commissione, 6 marzo 2013).
Come hanno più volte evidenziato i sindacati balneari italiani, la commissione europea sbaglia quando ritiene limitata la risorsa naturale della spiaggia italiana. Dei 7375 chilometri di costa italiana (di cui 4969 balneabili), solo circa 3000 sono assegnati in concessione. Il problema è che nessun esponente del governo italiano è mai andato a comunicare a Barnier questo dato. E occorre che ciò venga fatto al più presto, insieme a un adeguato studio della "Ley de costas" spagnola che verrà approvata entro fine aprile, in modo da individuare tutte le analogie con la situazione italiana. Lo stesso Barnier ha infatti riconosciuto la proroga spagnola come un indennizzo per la reversione dei terreni di proprietà al demanio marittimo. E non potrà negare che anche gli stabilimenti balneari italiani, costruiti con ingenti investimenti e sottoposti al pagamento dell’Imu, appartengono di fatto ai loro titolari nonostante si trovino sul demanio marittimo.
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