LECCE – Partito democratico e Liberi e uguali suggeriscono di ripartire dal disegno di legge arenatosi in Senato, il Movimento 5 Stelle propone 15 anni di periodo transitorio, Forza Italia continua a sostenere che le evidenze pubbliche sulle attuali concessioni balneari non devono essere fatte. È l’estrema sintesi del dibattito politico sul futuro delle spiagge organizzato ieri a Lecce da Mondo Balneare e Federbalneari Salento, seguito dagli imprenditori provenienti da tutta la Puglia per ascoltare le diverse posizioni in campo su una materia di cui la prossima legislatura dovrà occuparsi con urgenza: riformare la gestione delle concessioni per dare una prospettiva di certezza agli attuali imprenditori, da anni in balia dell’applicazione della direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi.
In vista delle elezioni nazionali del 4 marzo, i balneari pugliesi hanno potuto confrontare le idee di Massimo D’Alema (LeU), Sergio Battelli (M5S), Salvatore Capone (Pd) e Paolo Pagliaro (Fi), che hanno risposto alle medesime domande con lo stesso tempo a disposizione. Il dibattito è stato trasmesso in diretta streaming sulla nostra pagina facebook e la registrazione è disponibile cliccando qui. In questo video, invece, abbiamo raccolto alcune interviste a margine del dibattito:
Per D’Alema «la proroga non è la soluzione», ma occorre riformare le concessioni «istituendo le evidenze pubbliche con il riconoscimento del valore commerciale, della professionalità e di un congruo periodo transitorio, che sia almeno a doppia cifra». L’esponente di Liberi e uguali ha suggerito perciò di «ripartire dal disegno di legge proposto dall’ultimo governo», invitando a «diffidare delle posizioni di Forza Italia che oggi si dichiara contraria a una direttiva che proprio il governo Berlusconi ha approvato e recepito». E in seguito alle evidenze pubbliche, secondo D’Alema le concessioni «dovranno avere una durata media di 30 anni, ma diversa a seconda degli investimenti e delle zone geografiche d’Italia».
Anche per Capone (Pd) la riforma deve ripartire dal ddl del governo Gentiloni. «La direttiva Bolkestein impone le evidenze pubbliche – ha detto il candidato dem – ma noi intendiamo tutelare gli attuali imprenditori con il legittimo affidamento e un periodo transitorio che deve essere compreso tra i 10 e i 20 anni, oltre alla garanzia del valore commerciale da stabilire a livello nazionale».
Battelli ha invece esposto il «pacchetto» del Movimento 5 Stelle per riformare le concessioni balneari, una proposta a suo dire «credibile e concreta» che è articolata in tre punti: «periodo transitorio di 15 anni, gare e poi nuove concessioni di 15 anni». Il pentastellato ha ribadito che «il Movimento non è contro i balneari come in tanti ci accusano; semplicemente non vogliamo prendervi in giro come la politica ha fatto sinora. Per noi il demanio è un bene pubblico e inalienabile, ma allo stesso tempo la nostra proposta concilia i diritti degli imprenditori». Anche per Battelli, infine, il valore commerciale «deve essere stabilito da terzi con criteri nazionali».
Si discosta molto, infine, la proposta di Forza Italia espressa da Pagliaro: «Le imprese balneari hanno bisogno di certezze e la Bolkestein non le garantisce. Per questo siamo contrari a questa direttiva. Non possiamo annullare quelli che dei diritti acquisiti e per questo, se saremo al governo, istituiremo un “doppio binario” che garantisca il proseguimento delle attuali imprese balneari e allo stesso tempo permetta a chi ne è fuori di entrare nel mercato delle concessioni, mettendo a gara solo le spiagge libere». Pagliaro si è anche dichiarato contrario al concetto di “periodo transitorio” («ma occorre una proroga di 20-30 anni per avere il tempo per escludere del tutto le spiagge dalla Bolkestein») e di valore commerciale («deve essere il mercato a stabilirlo, non lo Stato»).
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