È a Roma da giorni per seguire l’iter di approvazione del decreto fiscale e della legge di bilancio, tentando in tutti i modi di far approvare qualche emendamento che restituisca sicurezza ai titolari di stabilimenti balneari, colpiti dalla scadenza delle concessioni il 31 dicembre 2020. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari – Confcommercio, sta svolgendo nella capitale quella che si può definire come una normale attività di lobby: incontrare gli esponenti di governo, dialogare con i parlamentari, scrivere emendamenti e distribuire documenti per convincere il mondo politico ad approvare una misura di salvaguardia per tutti gli imprenditori del settore, inserendola nei due provvedimenti che l’Italia deve necessariamente varare entro la fine dell’anno per rispettare gli impegni europei (nella foto, alcuni parlamentari incontrati in questi giorni da Capacchione: da sinistra Licia Ronzulli, Carlo Fidanza, Matteo Salvini, Deborah Bergamini).
In queste ore concitate, gli emendamenti più definitivi sono stati già bocciati (come quello sull’esclusione dalla Bolkestein o sulla sdemanializzazione), ma resta ancora in piedi una proposta per estendere i titoli da un minimo di 30 a un massimo di 50 anni (leggi l’articolo). Abbiamo perciò fatto qualche domanda al presidente Sib per darci un quadro aggiornato della situazione, e proseguiremo nei prossimi giorni per documentare le posizioni anche delle altre associazioni di categoria.
Capacchione, quali sono gli emendamenti al decreto fiscale e alla legge di bilancio che hanno ancora qualche possibilità di essere approvati e quali invece quelli già dichiarati inammissibili?
«Prima di tutto si tratta di due diversi veicoli legislativi nei quali abbiamo proposto lo stesso decalogo di emendamenti che affrontano molteplici problemi della categoria, evidenziando nel contempo quello principale della fuoriuscita dalla Bolkestein e di una diversa durata dei titoli concessori.
Sul decreto fiscale i lavori della VI commissione del Senato stanno per essere ultimati. Domani la commissione si riunirà per l’esame degli emendamenti accantonati e non ancora votati, e il provvedimento sarà in aula per essere votato martedì. Nella seduta dello scorso giovedì 22 sono stati bocciati tutti gli emendamenti che ci riguardano ed è stato votato solo un ordine del giorno nel quale si impegna il governo a valutare un intervento legislativo che recepisca i contenuti degli emendamenti ritirati o bocciati. Si tratta dell’ennesimo odg del quale francamente i balneari non sanno proprio che farsene, dopo le centinaia di analoghi che sono stati votati inutilmente in questi lunghi e interminabili anni. Comunque per il decreto fiscale questo è quanto. Ma siamo ancora alla prima lettura, perché il provvedimento andrà poi alla Camera per essere nuovamente esaminato e votato. È inutile dire che lì ritorneremo alla carica, chiedendo ai deputati di fare ciò che i loro colleghi senatori eventualmente non abbiano fatto.
L’altro veicolo legislativo dove abbiamo fatto “salire” il decalogo è la legge di stabilità, che è attualmente all’esame della V commissione della Camera, sempre in prima lettura. Degli oltre tremila emendamenti presentati, quelli che ci riguardano sono stati ammessi quasi tutti (mancano all’appello solo quelli riguardanti i pertinenziali e il concetto di facile e difficile rimozione: tutto il resto è in campo). Fra i segnalati come prioritari dai diversi gruppi politici vi è anche quello che attribuisce una diversa durata ai titoli vigenti da trenta a cinquanta anni. Per cui siamo nel pieno di una battaglia parlamentare il cui esito è ancora del tutto incerto, e che stiamo combattendo non solo noi del Sib-Confcommercio, con la tenacia che la condizione dei balneari impone».
Sul fronte politico, quali sono le forze che stanno dimostrando più sensibilità al problema e quali, invece, quelle più avverse?
«Certamente in ogni gruppo politico sono presenti parlamentari consapevoli della drammaticità della situazione e disposti a impegnarsi per risolverla. Nel complesso, al momento, vi sono delle forze politiche più decisamente impegnate e altre meno. Ma noi ci siamo rivolti e continueremo a rivolgerci a tutti, tanto che gli emendamenti da noi suggeriti li abbiamo inviati a tutti i parlamentari di ogni schieramento. C’è stato chi ha deciso di mettere sugli stessi la propria firma e la propria faccia e chi, invece, non ne è stato ancora convinto. Abbiamo ringraziato i primi e stiamo cercando di persuadere i secondi, certi che la ragionevolezza e giustezza delle nostre richieste alla fine convincerà un ampio schieramento parlamentare.
Come organizzazione di categoria, stiamo testardamente e assiduamente lavorando per il conseguimento di questo che rimane il nostro obiettivo. I voti e le pagelle li lascio ai balneari che, so per certo, stanno seguendo con molta attenzione ciò che sta accadendo in questi giorni inparlamento».
Il ministro Centinaio ha promesso un documento da portare in Europa entro la fine dell’anno e ha convocato i tecnici delle associazioni per lavorare a un provvedimento organico. Perché lei invece insiste nel tentativo di far approvare un emendamento salva-balneari in un’altra norma?
«La proposta del ministro Centinaio, pur meritevole (tanto che la sosteniamo con convinzione), non esclude che, nelle more di questa interlocuzione e degli approfondimenti giuridici invocati, siano adottate norme che mettano in sicurezza il settore attraverso una più lunga durata delle concessioni vigenti. Da non trascurare o sottovalutare poi il rischio di portare un documento, quando in Europa gli uffici saranno vuoti perché i componenti dell’attuale Commissione europea saranno tutti impegnati in una campagna elettorale che, di fatto, è già iniziata!
Riteniamo che lo Stato italiano debba mettere in sicurezza questo importante settore a fronte di un percorso e, soprattutto, di tempi assai pericolosamente incerti della interlocuzione comunitaria. Ricordo che le aziende balneari italiane sono state condannate a morte dalla direttiva Bolkestein e l’esecuzione di questa condanna ha la data ormai prossima del 31 dicembre 2020. A tale situazione si sono poi aggiunte le gravi ferite inferte dalla natura, con eventi calamitosi o con l’erosione, per non parlare della bieca burocrazia e delle esose richieste fiscali arrivate ultimamente persino alla tassa sull’ombra! Del resto, proprio non si capisce perché l’allungamento della durata delle concessioni, l’eliminazione dei canoni Omi, il riconoscimento del valore aziendale e la sospensione dello smontaggio sarebbero impedite dall’iniziativa di Centinaio, al quale non solo riconfermiamo sincera stima, ma stiamo assicurando una convinta collaborazione. Proprio perché certi della sua personale volontà di tutelare la nostra categoria, siamo convinti altresì che il ministro eviterà che l’istituzione del tavolo tecnico costituisca un comodo alibi per inaccettabili rinvii. Se vogliamo che vengano ricostruite le aziende distrutte dal maltempo e dall’erosione marina, se vogliamo che si ritorni a investire in questo settore strategico per il paese, allora è necessario che debba essere tolta questa condanna a morte. Adesso, nella manovra finanziaria. Dopo potrebbe essere tragicamente tardi».
Gli imprenditori balneari sono stati molto sfruttati negli anni per le varie campagne elettorali. Secondo lei c’è il rischio che il governo voglia temporeggiare in vista delle elezioni europee della prossima primavera?
«Credo e spero di no. Sono convinto che tutte le forze politiche siano ormai consapevoli che la politica del rinvio sarebbe scoperta e non pagante in termini di consenso. Spetta comunque a noi tutti, in questi giorni, far loro comprendere che per i balneari italiani la misura della sopportazione è ormai colma e che sarebbero inaccettabili ulteriori rinvii di disposizioni normative che necessitano di essere adottate senza indugio. Ripeto: occorre agrire adesso, in questa manovra finanziaria».
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