Continua il massimo riserbo del governo Meloni sulla riforma delle concessioni balneari. La questione sarebbe in mano al ministro agli affari europei Raffaele Fitto, impegnato in questi giorni a portare avanti una trattativa con l’Unione europea sul tema, ma nessun esponente dell’esecutivo si sta sbottonando sui contenuti del decreto che dovrà decidere il futuro di migliaia di imprese, alle prese con la scadenza dei titoli fissata dal decreto milleproroghe per il 31 dicembre 2024. A tentare di rassicurare gli animi c’è solo la ministra del turismo Daniela Santanché, intervenuta lunedì a margine di una conferenza sul turismo tenutasi a La Spezia: «Il ministro Fitto sta dialogando in Europa per capire quali possano essere le soluzioni. Questo governo vuole difendere le trentamila aziende balneari e regolamentare un settore dove ci sono anche dei furbetti, che per esempio subconcessionano. E poi c’è il tema dei canoni demaniali, che devono essere rivisti». Ma su come si intenda in concreto “difendere le aziende balneari” c’è ancora un alone di mistero, anche perché non è stato ancora convocato il tavolo con le associazioni di categoria imposto dal decreto milleproroghe.
L’intento del governo, ormai scontato visti i tempi, è quello di attendere la sentenza della Corte di giustizia europea che dovrà esprimersi il prossimo 20 aprile su una serie di quesiti sollevati dal Tar di Lecce in merito all’applicabilità della direttiva Bolkestein – e quindi delle gare – alle concessioni balneari. Le ipotesi sui contenuti della pronuncia sono piuttosto pessimistiche – anche perché la Corte Ue si è già espressa in merito nel 2016, dichiarando l’inevitabilità delle procedure selettive – ma i giudici di Lussemburgo stabiliranno comunque dei nuovi principi giuridici da cui non si potrà prescindere per definire la riforma delle concessioni. Per questo al vaglio dell’esecutivo ci sarebbe già un testo pronto, solo da affinare dopo la sentenza per approvarlo entro la prossima estate. Ma sui dettagli più importanti sembra non esserci ancora nessun accordo.
In casa Fratelli d’Italia, gli orientamenti sarebbero due: da una parte l’ala più europeista, capeggiata dal ministro Fitto, che vorrebbe disciplinare subito i criteri delle gare senza nemmeno attendere la sentenza della Corte europea, garantendo al contempo il diritto all’indennizzo per i concessionari uscenti; dall’altra una frangia di parlamentari da sempre vicini alla categoria – fra cui il deputato Riccardo Zucconi e l’europarlamentare Carlo Fidanza – che invece ritengono possibile salvare dalle gare le imprese sorte su concessioni rilasciate prima del 2009, data di recepimento della direttiva Bolkestein in Italia. La discussione è ancora aperta, mentre migliaia di imprenditori chiedono a gran voce di sapere subito cosa ne sarà del loro futuro, affiancati dai loro fornitori che stanno subendo un grave blocco degli investimenti e dalle amministrazioni comunali costiere che hanno bisogno di pianificare il futuro dell’economia turistica balneare prima della scadenza delle concessioni. La proroga di un anno inserita nel decreto milleproroghe non è bastata a restituire certezze, e l’intero settore confida che questa agonia trovi fine il prima possibile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA