Acceso botta e risposta tra Veneto e Romagna sulle politiche anti-abusivismo in riva al mare, con il Comune di Jesolo che lamenta come in tutta la sua regione ci siano meno rinforzi rispetto alla sola località di Cervia, e gli imprenditori balneari della località romagnola che ribattono ricordando che hanno sborsato ben 120.000 euro di tasca propria (più un’ulteriore quota dell’amministrazione comunale) per poter contare sui pattugliamenti necessari a garantire la necessaria sicurezza in spiaggia.
Tutto è partito da un articolo, pubblicato dal Corriere della Sera a firma di Eleonora Biral, dove si evidenzia che sul litorale veneziano “monta la polemica per la quantità di uomini di rinforzo in vista della stagione estiva: diciotto. Diciotto agenti che saranno suddivisi tra i Comuni di Jesolo, Caorle, Eraclea, Cavallino Treporti e Sottomarina. Trentacinque chilometri di costa che accolgono milioni di turisti”.
«Sono amareggiato e preoccupato – tuona nell’articolo il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia – per la poca attenzione in tema di sicurezza data al territorio in un periodo delicato come questo. Non si capisce la volontà di penalizzare questa parte di costa veneziana a fronte della disposizione di molte più risorse per altre località turistiche».
E gli esempi presi dal Comune di Jesolo sono quelli di Rimini, alla quale sono state assegnate 94 unità, e di Cervia, a cui spettano 17 unità – proprio una in meno rispetto a quelle assegnate a tutto il litorale veneziano. «Una scelta che va contro ogni logica di voler assicurare un minimo controllo del territorio – rincara Diego Brentani, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp, in una lettera indirizzata al questore di Venezia e al ministero – Un atto di totale abbandono in un clima di continua emergenza, dove l’aspetto della sicurezza è al primo posto su scala mondiale, ma non nelle stanze del Viminale, almeno per la provincia di Venezia». I diciotto uomini assegnati al litorale, per Brentani «non possono ripianare neppure le assenze già programmate dal personale per le ferie estive».
Ma gli imprenditori balneari romagnoli non sono d’accordo con questo paragone semplicistico, e in una nota della Cooperativa Bagnini Cervia rispondono al vetriolo: «Leggiamo sul Corriere un articolo che si scaglia contro il Ministero della Difesa nell’ambito dei piani di sicurezza per il numero di vigili che pattugliano Cervia, che sarebbero di più dei vigili inviati sulle spiagge venete», esordisce la cooperativa che associa tutti i duecento stabilimenti balneari di Cervia. «Continuiamo a ribadire – prosegue la nota – che la Cooperativa bagnini di Cervia, quindi gli stessi stabilimenti balneari, quindi privati, ha dato un contributo di 120.000 euro per le estati 2016 e 2017 per pagare gli stipendi delle unità di vigili straordinari che il Ministero manda sulle nostre spiagge d’estate, che si affiancano ai contributi istituzionali e a quello del Comune di Cervia. Ci chiediamo se, prima di scrivere, il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, oltre ai sindacati “irati” e alla giornalista Eleonora Biral, si siano informati su questi fatti e non ci dispiacerebbe conoscere quale contributo il Comune di Jesolo e gli stabilimenti balneari (quindi i privati) nonchè gli altri comuni veneti hanno dato al Ministero per far avere i vigili di cui, secondo loro, c’è bisogno».
Insomma, per l’ennesima volta gli imprenditori privati intervengono per colmare le lacune dello Stato, che, si sa, in materia di antiabusivismo sulla spiaggia sono piuttosto gravi. E la polemica non finisce qui: la Cooperativa Bagnini di Cervia ha infatti invitato il sindaco di Jesolo proprio alla conferenza stampa di presentazione del nuovo piano di sicurezza per la spiaggia di Milano Marittima, in programma il prossimo mercoledì, durante la quale saranno illustrati tutti i dettagli del contributo privato che i balneari cervesi hanno dovuto sborsare per garantire la sicurezza delle loro attività. Che altrimenti, proprio come a Jesolo, non sarebbe stata sufficientemente tutelata.
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