Ambiente Attualità

Tutti i veleni della Toxic Costa

A poco più di un mese dal tragico incidente della Costa Concordia, pubblichiamo l'inventario di Greenpeace relativo alle sostanze e ai materiali pericolosi ancora presenti a bordo, sulla base dell’elenco fornito dall’armatore al Commissario delegato per l’emergenza.

Le informazioni dell’armatore sono incomplete e superficiali. L’uso di termini generici come ‘pitture e smalti o ‘insetticida‘ non permette di effettuare stime apprezzabili dei rischi per l’ambiente. Molte sostanze di cui sono costituiti questi prodotti, infatti, sono composti organici a base di cloro, noti per la loro persistenza e capacità di accumularsi negli organismi viventi. La loro esposizione nel lungo periodo può comportare serie ripercussioni sulla salute, talora in maniera irreversibile.

Nell’elenco dell’armatore non c’è traccia di tutta una serie di ‘articoli di arredamento‘ a bordo della Costa Concordia. Si tratta di tappeti, tendaggi, tavoli ed elettrodomestici che contengono additivi chimici, molti dei quali pericolosi.

Se la nave si dovesse spezzare o rimanere a lungo adagiata sul fondo, sostanze come ftalati, alchilfenoli (tensioattivi non ionici), composti a base di bromo e paraffine clorurate potrebbero, nel corso degli anni, essere gradualmente rilasciate in mare e contaminare l’ambiente circostante.

Quanto al carburante – di cui sono appena state avviate le operazioni di estrazione – si tratta dell’IFO380, particolarmente pericoloso per la sua alta densità e per questo vietato nella navigazione in Antartico. La sua fuoriuscita determinerebbe il maggior impatto sull’ambiente dell’Isola del Giglio, che è parte del Santuario dei Cetacei.

Ma anche i detergenti, le vernici, gli insetticidi dovrebbero essere rimossi dalla nave il prima possibile, insieme a tutti i materiali solidi, galleggianti e non.

La tragedia della Costa poteva essere evitata se in dieci anni di Accordo internazionale sul Santuario fossero state adottate regole specifiche per limitare il traffico marittimo in aree vulnerabili. Ma possiamo fare in modo che tragedie come questa non accadano mai più.

ENTRA IN AZIONE! Clicca qui per chiedere al ministro dei trasporti Corrado Passera di emanare al più presto un decreto interministeriale che regoli il traffico marittimo nelle zone a rischio ambientale. Più di 28 mila persone hanno giù inviato una mail al Ministro. Agisci anche tu.

Fonte: comunicato stampa di Greenpeace

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