Attualità

Spiagge a evidenza pubblica: presentato oggi il decreto

La decisione del governo Monti è stata contestata dall'Anci e dai sindacati, che si mobiliteranno per impedire l'esproprio delle imprese balneari. Favorevoli solo la Regione Emilia-Romagna e i deputati di Pd e Pdl.

di Alex Giuzio

ROMA (ore 14.00) – «Dalle disposizioni europee non si esce: gli stabilimenti balneari dovranno andare a evidenza pubblica, ma ci saranno indennizzi per gli attuali concessionari». Questo, in sintesi, il discorso fatto oggi dal ministri al turismo Piero Gnudi, incontratosi alle 12 con i rappresentanti dei sindacati balneari, delle regioni, delle province e dei comuni.

Tutto come previsto, insomma: il governo Monti ha deciso di applicare la direttiva Bolkestein per vendere le trentamila spiagge italiane a sconosciuti imprenditori, portandole via alle famiglie che le hanno costruite per farne un lavoro. Una decisione già annunciata più volte dal ministro Gnudi, ma ufficializzata solo oggi, presentando le linee guida del decreto legge alle parti interessate. Senza nessun foglio sottomano (ci vorrà ancora un mese), ma illustrandolo a voce.

Così illustra il contenuto del decreto Luciano Monticelli, delegato Anci al demanio marittimo: «Il confronto odierno con il governo è stato forte e serrato, e non ci ha soddisfatto per nulla. I ministri hanno manifestato la volontà dell’esecutivo di rimanere nell’ambito della direttiva europea e quindi di procedere, nei tempi e nei modi stabiliti, con la prevista evidenza pubblica. Il tutto dovrebbe essere affidato alle Regioni, che avranno la possibilità di regolamentare e modulare, per quanto possibile, le procedure che saranno avviate. Ma scaricando il problema agli enti locali si metteranno solo in difficoltà gli uffici comunali. Inoltre, chi concorrerà ai bandi pubblici dovrà presentare un piano industriale. Per le imprese uscenti sono previsti un risarcimento e una premialità. Le nuove concessioni dovrebbero oscillare dai 6 ai 25 anni. L’emanazione del decreto, stante alle parole dei rappresentanti del governo, dovrebbe avvenire tra circa un mese».

Monticelli non esita a contestare la decisione del governo con parole molto dure: «Esprimo la netta contrarietà mia personale e dell’Anci alle proposte del governo; contrarietà che sarà fortemente ribadita in seno al prossimo consiglio nazionale. Quello delle imprese balneari è un settore che si caratterizza non solo per i rilevanti investimenti materiali e occupazionali, ma anche e soprattutto per le funzioni pubbliche intrinseche quali la salvaguardia dell’ecosistema e la conservazione di beni d’interesse collettivo. Occorre pertanto scongiurare che il decreto legislativo preveda evidenze pubbliche, altrimenti sarà la fine delle attuali imprese balneari e con esse l’estinzione di un sistema d’impresa definito da tutti unico ed esclusivo in Europa e nel mondo. La scomparsa dal panorama produttivo di così tanti imprenditori, oltre a essere un dramma e un pesante problema sociale, sarà una vera iattura per l’economia dell’intero paese, in particolare per i comuni costieri. Una cosa è certa: ormai da tempo le concessioni balneari sono diventate l’oggetto del desiderio di speculatori, multinazionali e società dalla ricchezza di dubbia origine. Non credo sia questa la strada giusta per la ripresa della nazione, non credo che il nostro paese abbia bisogno di questo scenario. L’Anci lotterà sino alla fine per impedirlo».

Nettà contrarietà alla proposta del governo arriva anche dalla maggior parte dei balneari. Questa mattina circa trecento persone hanno formato un presidio non autorizzato in via della Stamperia, sotto al ministero degli affari regionali dove Gnudi stava parlando con sindacati ed enti locali (vedi foto sotto, tratte da Movimento Balneare). La rabbia è elevata: lo si è visto sia ieri mattina a Senigallia che oggi a Roma. I balneari, dicono i loro rappresentanti, sono pronti ad assumere qualsiasi forma di lotta per impedire di farsi rapire le proprie imprese.

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(aggiornamento ore 15.00) – Anche Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori, ha espresso il suo disappunto nei confronti del decreto legislativo, poco prima di entrare nella sede centrale di Cna dove, insieme a Monticelli, riferirà al suo direttivo gli esiti dell’incontro. Queste le dichiarazioni di Tomei: «Cna Balneatori ha espresso netta contrarietà alla proposta di decreto legislativo presentata dal governo, che in pratica decide il dissolvimento di trentamila imprese, trentamila famiglie e centomila lavoratori. Abbiamo perciò chiesto ai ministri Gnudi e Moavero la riapertura del tavolo tecnico con sindacati, comuni, province e regioni; promesso lo scorso 23 febbraio ma mai avviato. Inoltre abbiamo invitato i ministri a recarsi ufficialmente in Unione europea per riaprire la trattativa sulla direttiva Bolkestein, come richiesto anche da Regioni e Anci lo scorso 26 giugno (vedi documento): le concessioni demaniali marittime sono concessioni di beni e non di servizi, perciò non hanno nulla a che fare con la Bolkestein. Ci hanno abrogato il rinnovo automatico delle concessioni, che era la certezza sulla quale si sono costruiti secoli di economia turistica italiana, un pregio non solo europeo ma mondiale. Ora i nostri rappresentanti devono tornare ad assicurarci un futuro».

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(aggiornamento ore 21.00) – Continuano ad arrivare commenti negativi sulla proposta del governo. Al pari dell’Anci, anche l’Upi (Unione province italiane), per mezzo del delegato al demanio marittimo Angelo Vaccarezza, si schiera contro il governo: «Il ministro ha data già per scontata l’applicazione della direttiva Bolkenstein, decicendo quindi che si vada all’evidenza pubblica nell’assegnazione delle concessioni. Noi chiediamo invece che siano esperite tutte le vie per la non applicazione della direttiva. L’Upi auspica che il governo vada a Bruxelles a rappresentare le richieste delle imprese e chiede l’apertura di un tavolo per il settore che, come ripetono le associazioni di categoria, è composta da 30 mila aziende. Un settore che non ha mai avuto normativa, ma la soluzione non è applicare una direttiva che è stata pensata per tante cose. E questa è una questione della quale i governi precedenti non sembrano essersi mai accorti».

Sintetico ma contrario Riccardo Borgo, presidente del Sindacato Italiano Balneari: «Noi individuiamo nell’uscita dall’evidenza pubblica la vera soluzione a questo problema. Diciamo anche però che non abbiamo bisogno di ‘patacche’. Chiediamo una soluzione certa. Il governo deve convincersi a mettersi intorno a un tavolo e ragionare senza pregiudizi».

Questo invece è il discorso di Giuseppe Ricci, presidente di Itb Italia, tra le associazioni che oggi hanno partecipato all’incontro: «Finalmente il governo italiano ha preso una posizione sulla direttiva Bolkestein. Peccato che si tratti di una posizione anti-nazionale, supina e miope: ma, a questo punto, meglio le parole del ministro Gnudi che il continuo prendere tempo degli ultimi anni. "Sì all’evidenza pubblica", ha detto Gnudi, "ma con paletti e premialità" che non servono a nulla se non a prolungare il sistema di infrazione dell’Unione Europea. Quasi tutti i presenti hanno respinto questa ipotesi. Dalla piazza di fronte al ministero degli affari regionali, dove erano presenti almeno 300 imprenditori balneari (ancora troppo pochi), trapelavano le notizie dell’incontro, che Gnudi ha deciso di compiere a passi: prima i rappresentanti politici, poi delle regioni, poi i rappresentanti sindacali. E sembra che l’eurodeputata Lara Comi e il deputato Gianluca Pini abbiano espresso un commento, a seconda delle versioni trapelate, positivo o neutrale. Lo stesso, addirittura, sarebbe avvenuto con le regioni Emilia-Romagna e Toscana. Per il resto, il no alle aste e il sì alla deroga è stata richiesta comune, naturalmente anche dell’Itb che ha consegnato ai funzionari ministeriali la propria bozza di decreto. Attenzione: bozza di decreto che era attesa anche dal ministero ma che ancora non è arrivata, così come era assente il ministro Moavero Milanesi, anche lui atteso. Le proposte del ministero hanno confermato quello che temevamo: siamo stati venduti. Sarà nostro dovere opporci, in tutti i modi, avviando delle proposte di denuncia legali e insistendo in una mobilitazione che a questo punto deve essere totale. Gli animi sono caldi come non mai, perché quello che fino a oggi veniva valutato come futuro è arrivato, è presente. Purtroppo la manifestazione odierna è stata resa difficoltosa per molti imprenditori giunti a Roma in pullman da diverse parti d’Italia: non essendo autorizzata, molti pullman sono stati lungamente trattenuti, come quello che da San Benedetto doveva partire alle ore 7 e invece ha preso la via di Roma solo alle 9 per accertamenti della questura».

Le indiscrezioni sulla posizione dell’Emilia-Romagna, della Toscana e dei deputati Comi e Pini per ora trovano solo conferme parziali. Il commento dell’assessore toscano al turismo Cristina Scarletti non sembra infatti così favorevole alla proposta di Gnudi, anche se rimane evasvo: «Nonostante sia passato molto tempo, non è stato distribuito nessun testo relativo alla possibile intesa con le regioni, ed è quindi difficile esprimere un giudizio in merito alle linee del governo sulla complessa situazione delle concessioni demaniali per le attività turistico ricreative. Come già ribadito più volte, la Toscana ritiene fondamentale che il governo chiarisca la sua posizione sull’applicazione o meno della direttiva comunitaria, e soprattutto si attivi per valorizzare i caratteri identitari del turismo balneare e per tutelare il sistema delle piccole e medie imprese che operano nelle aree costiere e che hanno contribuito a rendere qualificata la nostra offerta balneare. La Regione Toscana ha chiesto al governo di accelerare i tempi per istituire un tavolo con tutte le categorie e trovare una soluzione che tuteli le nostre imprese e i livelli occupazionali».

Non si smentisce, invece, l’assessore al turismo dell’Emilia-Romagna Maurizio Melucci, dichiaratosi favorevole alla posizione del governo: «Pur condividendo gli obiettivi illustrati oggi dal ministro Gnudi, come Regione ci riserviamo di esprimere un’opinione in merito nel momento della presentazione del testo del decreto. Il ministro ha ribadito che non vi sono le condizioni per una deroga o una fuoriuscita dalla direttiva Bolkestein, e che l’attuale stato di incertezza penalizza gli operatori del settore e del turismo balneare. Per queste ragioni il governo si é impegnato a presentare una proposta di decreto legislativo per il riordino del settore. In particolare, il decreto dovrà prevedere come punti fondamentali l’innovazione e gli investimenti negli stabilimenti balneari a cui legare la durata delle nuove concessioni (6-25 anni) e contemporaneamente forme adeguate di premialità per valorizzare il nostro attuale sistema di imprese balneari. In merito alla dichiarazione del rappresentante dell’Upi, Angelo Vaccarezza, che ha parlato dell’accettazione della direttiva da parte della Regione Emilia-Romagna, vorrei precisare che nel mio intervento non ho mai fatto riferimento a un accordo sulla direttiva servizi ma, come detto, semplicemente ho condiviso i punti che ha posto il ministro Gnudi come base per il riordino della materia. In particolare quelli riguardanti la certezza per le imprese, necessaria per poter fare investimenti e innovazione, e le forme di premialitá per riconoscere la competenza e la professionalitá degli attuali concessionari. Due punti fondamentali dal mio punto di vista».

Analoga la posizione del Pd, il partito di Melucci, tramite le parole della deputata in commissione attività produttive Elisa Marchioni: «Sulle concessioni balneari il governo deve arrivare al più presto a una soluzione definitiva. Da troppo tempo questo tema manca di risposte adeguate, e l’incertezza si ripercuote negativamente sul turismo, un settore di fondamentale importanza per il nostro paese. È chiaro che, in assenza di soluzioni concrete, gli operatori balneari non faranno quegli investimenti necessari a rendere ancora più attrattive le nostre spiagge. Purtroppo, uscire dall’ambito della direttiva Bolkestein risulta difficile e richiederebbe, comunque, tempi molto lunghi. Per questo speriamo di arrivare a un compromesso sulla gestione delle spiagge fra le regioni, le categorie e i sindacati. E, rispetto alla proposta di porre le concessioni all’evidenza pubblica, resa nota oggi dal ministro, sottolineiamo l’importanza di tutelare le piccole e medie imprese e di riconoscere investimenti, professionalità e il valore commerciale dell’impresa, anche in forma aggregata».

Ancora meno ambiguo Armando Cirillo, responsabile Pd per il turismo: «Apprezziamo il lavoro del ministro Gnudi in materia di concessioni demaniali. Dalla riunione di oggi è emerso un impegno forte del governo per tutelare e rilanciare gli investimenti sulle spiagge. In attesa di conoscere le proposte dettagliate del governo continueremo a confrontarci con le organizzazioni degli imprenditori sulla base delle nostre proposte presentate a Milano Marittima in occasione della Festa nazionale del turismo. Ci auguriamo che si giunga presto all’approvazione del decreto legislativo, perché questa situazione di incertezza normativa non è più tollerabile. Così come non sono tollerabili le posizioni da campagna elettorale di alcune forze politiche».

Per quanto riguarda Lara Comi, invece, l’eurodeputata del Pdl si è difesa su Facebook dalle voci che la vedrebbero passare contro i balneari dopo essersi distinta per le dichiarazioni a loro favore. Scrive la Comi: «Forse è necessario sostituire al gossip, che c’è stato fuori dalla sala riunioni, gli emendamenti (cofirmati con l’eurodeputato Bartolozzi) che ho portato al tavolo. Sono tutti a vostra tutela chiedendo una specie di "deroga" nella direttiva concessioni che è in discussione nella mia commissione. La politica sta perdendo tutta la sua credibilità e io non ci sto a prendervi in giro! Gli uffici giuridici mi hanno detto più volte che non ci sono chance per uscire dalla direttiva servizi; il governo ha il compito di proporre una legge; come vi avevo promesso ho presentato con Bartolozzi degli emendamenti a vostra tutela nella nuova direttiva concessioni. Leggeteli e capirete che il nemico è quello che vi promette la luna sapendo che non potrà mai darvela». I balneari hanno ribadito la loro delusione perché l’eurodeputata è uscita dal retro del ministero, tirandosi indietro dal riferire ai manifestanti gli esiti dell’incontro.

Sempre dal Pdl, una nota del deputato Sergio Pizzolante prende nettamente posizione a favore delle evidenze pubbliche: «Il ministro, presentando le linee guida, ha sostenuto quanto segue: a) esclusione dall’evidenza pubblica del canone; quindi non ci sarà una gara al rialzo sui valori economici della concessione; b) gli offerenti dovranno presentare un piano con la programmazione degli investimenti e dei servizi oggetto di punteggio; c) ai concessionari attualmente titolari sarà riconosciuto un premio in funzione degli anni di esperienza e della professionalità acquisita; d) la durata sarà compresa fra i 6 e i 25 anni in funzione degli investimenti; e) sarà una legge quadro che lascerà margini alle Regioni per tutelare e valorizzare le differenti specificità. Giudico positiva l’esclusione dei canoni dall’evidenza pubblica, e sottolineo che 1) il governo, così come contemplato nel comma 3 dell’articolo 12 della Bolkestein, deve considerare i motivi di interesse generale di tutela di un settore di eccellenza per l’Italia e salvaguardare le attività imprenditoriali nate su un bene pubblico insieme al ruolo di pubblica utilità che esse svolgono (sicurezza, ambiente, salute, etc); 2) nella selezione, all’interno dell’evidenza pubblica, occorre valorizzare la qualità dei servizi e della gestione. Deve essere, inoltre, garantita una premialità per i concessionari uscenti per l’esperienza accumulata, in generale, nel settore e, in particolare, per quella sviluppata sul bene demaniale oggetto della domanda di concessione; 3) occorre limitare a due, massimo tre, concessioni le offerte (domande) competitive, per favorire le piccole imprese familiari e impedire l’ingresso dei grandi gruppi o della malavita; 4) occorre riconoscere il valore di impresa (per la componente immobiliare e commerciale) attraverso perizie asseverate. Ciò come impegno condizionale e preliminare per coloro che intendono subentrare in concessioni esistenti. In sostanza, per concludere, chi intende subentrare nella gestione di una concessione esistente deve preliminarmente impegnarsi a corrispondere il valore d’impresa definito da perizie asseverate; deve inoltre battere il concessionario sul valore della proposta e su premi aggiuntivi che debbono arrivare almeno a più 40% del valore dell’offerta stessa. In questo modo si intende tutelare le imprese balneari per ragioni economiche e sociali e per il loro ruolo di pubblica utilità. Il ministro ha dichiarato di voler accogliere tutte le proposte integrative da me presentate».

Certo è che all’interno degli stessi partiti le idee spesso sono in contrasto. Sempre dal Pdl, infatti, l’europarlamentare Carlo Fidanza, uscito anch’esso dal colloquio con Gnudi, è tutt’altro che favorevole all’atteggiamento del governo: «La proposta presentataci sommariamente dal ministro appare confusa e lacunosa, e arriva dopo mesi di mancata consultazione delle categorie, cui era stato garantito un tavolo tecnico, e delle forze politiche. Le proposte avanzate in questi mesi sono state sbrigativamente accantonate senza dare spiegazioni né tecniche né politiche. Infine, un governo che si vanta a ragione della sua forte vocazione europeista non ha trovato dal dicembre 2011 la volontà politica di riaprire un tavolo di negoziato con la Commissione europea per far valere la specificità rispetto alla Bolkestein del nostro comparto balneare, che rappresenta un unicum in Europa. Da lì dobbiamo ripartire, come chiesto all’unisono da camera e senato, dal parlamento Ue, dalle regioni e dalle autonomie locali».

Più decisamente contro la proposta del governo si schiera l’Italia dei Valori tramite le parole del leader Antonio di Pietro e del deputato David Favia, che così si sono espressi in un comunicato congiunto: «È inaccettabile che il governo, su una questione così delicata e importante come la sopravvivenza di trentamila imprese balneari, si limiti a dire che ha a cuore la vicenda. Non basta tenerle a cuore, questo lo faceva Ponzio Pilato. Bisogna agire concretamente, predisporre un decreto legislativo che affronti la questione e che salvi trentamila imprese italiane da una fine certa. Quello che noi chiediamo è che il governo si rechi a Bruxelles per chiedere alla Commissione europea il congelamento della direttiva Bolkestein per le imprese balneari. È stato fatto per gli ambulanti, i notai, i concessionari, le acque minerali e i distributori di carburante: perché le imprese balneari, realtà sana della nostra imprenditoria, devono subire un trattamento diverso? Questa mattina il ministro del turismo, Piero Gnudi, ancora una volta ha rinviato la presentazione di un decreto legislativo, rimandando a principi generici che condanneranno a morte trentamila imprese italiane, ledendo peraltro l’impegno assunto in Parlamento attraverso due mozioni. Il governo vada a Bruxelles a difendere i diritti di queste imprese di lavoratori, di questa realtà italiana sana e unica in Europa, evitando di svendere le nostre spiagge, nella migliore delle ipotesi, alle multinazionali straniere, e nella peggiore alla criminalità organizzata».

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