di Marcello Di Finizio
È davvero un peccato dover arrivare ogni volta a questi livelli di esasperazione, dover mettere a repentaglio la propria vita solo per poter avere un confronto sereno, civile e democratico con le istituzioni del nostro paese, solo perché i membri di questo governo mantengano la parola e gli impegni presi con i cittadini.
Ci sono principi fondamentali che stanno alla base del rapporto di fiducia tra i Cittadini e lo Stato. Se infatti un Cittadino stipula un contratto con le Istituzioni, esso non potrà né dovrà essere violato, senza tradire il rispetto che sta alla base del rapporto di fiducia, fondamento della struttura democratica. Se questo patto di fiducia viene violato, allora i cittadini hanno non solo il diritto, ma il dovere etico e morale di protestare, ribellarsi e anche di cacciare quel governo che solo paventi un atteggiamento di questo tipo nei confronti dei suoi cittadini. Un popolo che viene tradito ha il diritto, l’obbligo e il dovere di usare tutti i mezzi a sua disposizione, anche forti, ma pacifici per cacciare il suddetto governo (la violenza non serve e non è mai servita a niente). Ci sono strumenti e mezzi di protesta, sempre e rigorosamente pacifici, che sono molto più rapidi ed efficaci di qualsiasi atto terroristico, o di un esercito di facinorosi che lancia sassi contro la polizia. La forza delle proprie idee e delle proprie ragioni sta alla base di tutto.
Ormai siamo solo nelle mani del Signore: visto che questo paese che è ormai allo sfacelo sotto qualsiasi punto di vista, che non ci si può più fidare della parola di nessuno, neppure di quella di un ministro, e visto come sono andate le cose fino ad adesso con i vari governi e i vari ministri che hanno gestito questa vicenda – solo promesse, promesse, promesse… ma nei fatti non c’è mai stato nulla di serio e di concreto – ho ritenuto di indirizzare la mia ultima disperata richiesta di aiuto al Santo Padre, ovviamente nei limiti che gli competono, in quanto autorità religiosa e non politica. Gli ho chiesto che facesse solamente da garante, affinché questi onorevoli signori che ci governano mantengano la parola e l’impegno preso con me e i miei colleghi.
Sono sceso dalla cupola solo dopo aver parlato con il ministro Gnudi, il quale si è impegnato a ricevermi domani per illustrami il decreto, assicurandomi che lo stesso avrebbe tutelato gli attuali concessionari e che in alcun modo li avrebbe danneggiati. Ma, soprattutto, sono sceso solo dopo essere stato rassicurato dalle più alte cariche religiose della Santa Sede, le quali, ovviamente, non possono interferire sulle decisioni del governo, ma sicuramente indirizzarlo su una strada che abbia un cuore, esortarli a rispettare quei quattro principi di etica e di moralità che non ci fanno di certo somigliare a dei santi ma semplicemente a degli uomini, membri di una società democratica evoluta. Trattandosi, appunto, delle più alte cariche religiose di questo paese, non ho potuto esimermi dal fare ancora una volta un atto di fede.
Mi auguro davvero che questa sia l’ultima volta che io debba espormi così tanto. Speriamo che questa Via Crucis sia finita. Spero che domani, alle ore 11, il ministro Gnudi mantenga l’impegno preso con il sottoscritto; mi auguro davvero che in quel decreto ci siano veramente gli estremi che difendano e tutelino radicalmente e definitivamente le imprese turistico-ricreative di questa nazione e che questo comparto ricominci a rivivere e a produrre benessere e lavoro.
Speriamo che abbiano capito una volta e per tutte che io non mollerò mai! Che lotterò fino alla morte per difendere il mio diritto a vivere e a lavorare in pace nel mio paese. “Io male non fare e paura non avere”. Mi auguro che abbiano capito che io e l’intero settore di cui faccio parte siamo solo persone, esseri umani, cittadini che fanno parte integrante del tessuto sociale e lavorativo di questa nazione e di un comparto economico di vitale importanza che va difeso e tutelato con grande forza dal nostro governo, e non ignorato, non massacrato come finora hanno fatto tutti i governi di questa repubblica negli ultimi sei anni. E da ultimo, mi auguro che abbiano capito sul serio che l’Italia è un paese pieno di chiese, di cupole e di campanili… e che non si può più andare avanti in questo modo! La prossima volta potrei non essere da solo a salire su una cupola, ma potremmo essere in tanti a salire su tutte le cupole e i campanili di tutte le chiese di questo paese per gridare: “AIUTOOOOOOOOO! BASTA!!! CI STATE AMMAZZANDO TUTTI!”.
Marcello Di Finizio ieri si è arrampicato sulla cupola di San Pietro ed è sceso quattro ore dopo, avendo ricevuto la promessa di un incontro col ministro Gnudi. La vicenda completa è nel precedente articolo.
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