Attualità Puglia

Samsara, i titolari faranno ricorso al Tar contro la decadenza

Al noto stabilimento balneare salentino è stata revocata la concessione con l'accusa di un eccessivo intrattenimento danzante.

Ha fatto scalpore il caso del noto stabilimento balneare Samsara, motore del turismo salentino, a cui le autorità hanno di recente revocato la concessione demaniale con l’accusa di avere impropriamente utilizzato la spiaggia come una discoteca (vedi notizia). Ma gli attuali titolari, che nei giorni scorsi hanno organizzato una conferenza stampa trasmessa anche in diretta streaming sulla propria pagina Facebook, hanno annunciato che presenteranno ricorso al Tar contro il provvedimento di decadenza.

Il Samsara ha infatti 60 giorni di tempo per impugnare davanti al Tribunale amministrativo regionale la determina del 23 novembre con cui il dirigente del settore “Gestione del territorio” del Comune di Gallipoli, Fernando Cataldi, ha disposto la decadenza della concessione demaniale marittima alla società “Sabbia d’Oro”, titolare del Samsara. E gli avvocati dello stabilimento – Andrea Sticchi Damiani e Danilo Lorenzo – lo faranno, ferma restando la volontà di costruire un dialogo e un percorso virtuoso con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Stefano Minerva.

La revoca della concessione è conseguenza di una sanzione comminata dalla Capitaneria di porto che, dopo un sopralluogo effettuato lo scorso 9 luglio, ha rilevato un «uso difforme del suolo demaniale marittimo atteso che la concessione adibita a posa di ombrelloni e sdraio in realtà era utilizzata quale area ad uso discoteca come da rilievi fotografici effettuati all’atto dell’accertamento con la presenza di numerose persone intente a ballare».

Ma rispetto ai rilievi fatti dalla Capitaneria, gli avvocati del Samsara ritengono che non ci sia stato un uso difforme del titolo concessorio, cioè che il lido non si sia arbitrariamente trasformato in una discoteca. E questo perché l’ordinanza balneare della Regione consente ai lidi l’attività di intrattenimento, anche danzante.

«Anche durante i party – hanno spiegato Sticchi Damiani e Lorenzo – il lido non smette di essere tale: si affittano lettini e ombrelloni, ci sono i bagnini e dotazioni di sicurezza. Semmai, l’attività di intrattenimento affianca quella principale, ma ciò avviene solo nei mesi di luglio e agosto, a fronte dei circa dieci mesi di apertura l’anno del lido».

Con il ricorso al Tar, i giudici amministrativi potrebbero nell’arco di 40 giorni concedere una sospensiva, che consentirebbe al Samsara di mantenere lo status quo (e quindi di non smontare il lido entro 60 giorni, come prescritto dal Comune) e magari anche di far svolgere regolarmente, come da diversi anni a questa parte, i tradizionali beach party invernali di Natale e Capodanno in riva allo Ionio. A questo punto, si avranno poi circa sei mesi di tempo prima che si svolga l’udienza che discuterà nel merito le ragioni del Comune e quelle dei titolari dello stabilimento. «L’attività – precisa Sticchi Damiani – sarà “salva” fino all’udienza di merito, a meno che non si decida per una sospensiva parziale».

Nel frattempo, però, i titolari dello stabilimento salentino tenteranno un confronto con il Comune al di fuori delle aule del tribunale. In questa fase, le possibilità sono due: l’amministrazione potrebbe decidere di rimanere ferma sulla propria decisione e quindi andare avanti con il percorso di revoca della concessione, oppure rivedere in autotutela, integralmente o parzialmente, la propria decisione.

«L’impresa – incalzano i due avvocati – vuole chiarezza. E si tratta di una questione che non riguarda solo il Samsara o i lidi o le attività di Gallipoli. Auspichiamo un confronto sereno e aperto con il Comune, perché a nostro parere è assurdo partire con una sentenza di “condanna a morte” senza che si siano verificati eventi gravi e senza nemmeno che si sia data la possibilità di correggere la rotta. A noi sembra che la misura adottata sia sproporzionata e nostro malgrado, pur tenendo tutte le porte aperte, nel rispetto dei ruoli istituzionali e della magistratura, andremo avanti con il percorso giudiziario». E quand’anche il Tar, al termine del percorso, dovesse dare torto allo stabilimento, resta la possibilità di proporre appello al Consiglio di Stato. Ma avvocati e titolari sono fiduciosi nel fatto che non ce ne sarà bisogno.

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