Le evidenze pubbliche delle spiagge italiane partiranno subito dai litorali liberi, mentre le aree già in concessione – se rilasciate entro il 2009 – potranno godere di un periodo transitorio che resta ancora da definire ma che sarà vincolato al principio giuridico del “legittimo affidamento”. Dopodiché anche le imprese esistenti dovranno affrontare le gare, ma con la garanzia del riconoscimento del valore commerciale e della professionalità, non solo per i titolari delle concessioni ma anche per chi le ha effettivamente gestite. E nel frattempo, per tutti gli stabilimenti balneari scatterà l’obbligo di pubblicare sui loro siti internet l’entità dei canoni che corrispondono allo Stato.
Queste le novità più rilevanti del disegno di legge-delega per il riordino delle concessioni demaniali marittime, che ha concluso ieri il suo iter nelle commissioni VI e X della Camera dei deputati con l’approvazione di alcuni emendamenti che vanno a modificare il testo originale proposto dall’ex ministro Enrico Costa lo scorso 27 gennaio. L’intento dei relatori Tiziano Arlotti (Pd) e Sergio Pizzolante (Ap) è di «portare il testo al voto in aula entro la fine di ottobre», ma prima saranno necessari i pareri delle altre commissioni competenti.
Analizziamo qui di seguito i principali cambiamenti del ddl, approfondendo ogni punto e confrontando il testo originale con quello modificato dalle due commissioni che lo hanno esaminato.
Premessa: i contenuti del ddl
Presentato in consiglio dei ministri lo scorso 27 gennaio per iniziativa dell’allora ministro agli affari regionali Enrico Costa, il disegno di legge n. 4302 intende riordinare la gestione delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo, quelle cioè su cui insistono le migliaia di stabilimenti balneari italiani. Il piano del governo, per adeguarsi alla direttiva europea “Bolkestein” sulla liberalizzazione dei servizi, sarebbe quello di istituire le procedure di evidenza pubblica per tali concessioni, che fino a pochi anni fa godevano invece di un regime di rinnovo automatico poi abrogato per uscire da una procedura di infrazione europea. Le successive proroghe concesse ai titolari degli stabilimenti (l’ultima al 31 dicembre 2020) sono state dichiarate incompatibili con il diritto comunicario da una sentenza della Corte di giustizia Ue pronunciata il 14 luglio 2016; e dopo pochi mesi il governo ha preso l’iniziativa di questo ddl.
Per rispondere alle rivendicazioni degli imprenditori balneari, che avevano effettuato investimenti in base al precedente contratto di rinnovo automatico, il governo ha inserito nel disegno di legge il riconoscimento della “professionalità acquisita” e del “valore commerciale”: in parole semplici, alle future evidenze pubbliche gli attuali titolari potranno contare su un punteggio più alto grazie alla loro esperienza, e se proprio dovessero perdere la loro azienda, sarà comunque garantita una sorta di indennizzo. Ma tali aspetti sono stati giudicati insufficienti dalle associazioni di categoria dei balneari.
L’iter in parlamento
Le commissioni VI “Finanze” e X “Attività produttive, turismo e commercio” nei mesi scorsi hanno esaminato il disegno di legge, bocciando gli emendamenti che volevano stravolgerlo (chiedendo per esempio lunghe proroghe, sdemanializzazione delle imprese o il completo stralcio del testo, vedi notizia) e approvando invece alcune proposte che vanno a puntualizzare alcuni aspetti del ddl.
Ora il testo così modificato dovrà ricevere il via libera da numerose altre commissioni competenti (tra cui V “Bilancio”, VIII “Ambiente”, IX “Trasporti e infrastrutture”, XIV “Politiche europee”), per poi andare al voto alla Camera all’incirca entro la fine di ottobre. Se approvato, lo stesso iter avverrà in Senato e solo se anche qui la maggioranza sarà favorevole, il governo dovrà varare uno o più decreti attuativi per concretizzare definitivamente la riforma.
Riconosciuto il legittimo affidamento
Il principio del “legittimo affidamento”, assente nella stesura originaria del ddl, è stato integrato dall’emendamento 1.200 firmato dai relatori Arlotti e Pizzolante nel primo comma dell’articolo 1, che ora recita così:
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo di cui all’articolo 03, comma 1, del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, nel rispetto della normativa europea, con riguardo anche alle previsioni dell’articolo 12, comma 3, della direttiva 2006/123/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio e al principio del legittimo affidamento, […]
Come ha riconosciuto anche la sentenza della Corte di giustizia europea, lo Stato italiano, nell’abrogare da un giorno all’altro il regime di rinnovo automatico, ha leso il principio del legittimo affidamento: i privati imprenditori balneari hanno cioè fatto affidamento su un orizzonte temporale indefinito in base al quale pianificare i propri investimenti, e dato che questo orizzonte temporale indefinito è stato cancellato all’improvviso, gli imprenditori hanno diritto a un equo indennizzo (in termini di anni di concessione e/o di denaro). Inserire tale definizione nel ddl rappresenta un primo passo verso la tutela di questo diritto, ma senza ancora stabilire cosa significhi in concreto.
Periodo transitorio per le concessioni ante 2009
Al comma 1 lettera d), che nella stesura originaria stabiliva la necessità di un «adeguato periodo transitorio» senza ulteriormente specificarlo, si è aggiunto che tale periodo è garantito solo «alle concessioni in essere al 31 dicembre 2009, ferme restando le previsioni dei rapporti contrattuali in corso tra concessionari e gestori». L’integrazione è stata proposta e approvata grazie agli emendamenti 1.114 di Raffaello Vignali (Ap-Ncd) e 1.115 di Salvatore Capone (Pd).
Al testo è stato inoltre aggiunta la lettera d-bis), su iniziativa dei relatori Arlotti e Pizzolante, che afferma quanto segue:
d-bis) regolamentare gli effetti giuridici, durante il periodo transitorio, degli atti di pianificazione territoriale e dei relativi strumenti di programmazione negoziata stipulati, ai fini del miglioramento dell’offerta turistica e della riqualificazione dei beni demaniali, tra le amministrazioni competenti e le associazioni maggiormente rappresentative su base nazionale delle imprese del settore.
Rivoluzione sui canoni balneari
Molte le modifiche relative ai canoni balneari: la nuova stesura del ddl prevede che questi siano suddivisi in almeno tre fasce di calcolo, a seconda della valenza turistica dell’area su cui insiste la concessione, e che una quota delle cifre versate vada reinvestita obbligatoriamente da Comuni e Regioni per il «sostegno delle attività del settore turistico ricreativo» nonché per coprire i «costi sostenuti per la gestione amministrativa del demanio marittimo». Tali modifiche sono state suggerite da tre emendamenti firmati da numerosi deputati del Partito democratico.
Ma la principale novità riguarda l’obbligo, sia per i Comuni che per i singoli stabilimenti balneari, di pubblicare online l’ammontare dei canoni corrisposti. A proporlo è stato il deputato Andrea Mazziotti (Civici e innovatori), noto per avere portato avanti proprio quest’estate una battaglia contro la mancanza di trasparenza e di equilibrio sui canoni balneari, sfociata anche in una lettera inviata a Mondo Balneare (leggila qui). L’emendamento di Mazziotti è stato approvato e recita così:
e-ter) prevedere l’obbligo per i comuni di rendere pubblici, tramite i propri siti internet, i dati concernenti l’oggetto delle concessioni ed i relativi canoni, nonché l’obbligo per i concessionari di pubblicizzare tali dati sui propri siti internet, stabilendo la relativa disciplina sanzionatoria amministrativa.
Confermata, infine, la volontà di riequilibrare i canoni eliminando le disparità legate ai valori Omi che hanno portato alle stelle le cifre delle circa trecento imprese balneari pertinenziali italiane.
Professionalità riconosciuta anche ai gestori
Al comma 1, lettera a), che fissa i “paletti” delle evidenze pubbliche, il disegno di legge prevede ora che la professionalità acquisita, quale punteggio premiante nelle future gare, vada riconosciuta non solo ai titolari delle concessioni ma anche ai gestori. Merito degli emendamenti 1.44 di Raffaello Vignali (Ap-Ncd) e 1.45 di Salvatore Capone (Pd), che hanno compreso come molti stabilimenti balneari, pur essendo situati su concessioni intestate a un soggetto, sono effettivamente gestiti da imprenditori terzi che in quanto affittuari sono comunque dotati di adeguata esperienza da poter riconoscere in fase di eventuali procedure selettive.
Premiati gli stabilimenti accessibili ed ecosostenibili
Sempre al comma 1 lettera a), si dà un ulteriore elemento premiante «per strutture a basso impatto ambientale e per le strutture che offrono servizi di fruibilità della infrastruttura e della spiaggia ulteriori rispetto a quelli già previsti per legge a favore delle persone disabili». A proporlo è stato un emendamento firmato da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle.
Più ordine nei dati sulle concessioni
Com’è noto, lo Stato italiano non è in possesso di statistiche aggiornate sui chilometri di spiagge libere e su quelli già assegnati in concessione. L’emendamento 1.145, firmato da numerosi deputati del Movimento 5 Stelle, intende eliminare questa incertezza, obbligando ad «assicurare in ogni caso la trasmissione al Sistema informativo del demanio marittimo di ogni informazione utile sul numero delle concessioni e la loro consistenza».
Il testo del disegno di legge aggiornato e integrato
Il deputato Tiziano Arlotti ci ha messo a disposizione il testo del disegno di legge sulle concessioni balneari già integrato con gli emendamenti approvati in commissione. Sarà questa, con ogni probabilità, la stesura su cui ci si dovrà confrontare per il voto alla Camera. Le parti evidenziate in giallo rappresentano le aggiunte decise dagli emendamenti approvati.
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