Non ricopre più alcuna carica politica, ma quando si tratta di commentare le tumultuose vicende che riguardano le spiagge italiane, l’ex deputato Sergio Pizzolante fa sempre sentire la sua voce. E in questo caso Pizzolante – co-autore di un disegno di legge, mai arrivato ad approvazione, durante il precedente governo Gentiloni – non risparmia critiche all’attuale esecutivo, dopo l’emergere di una bozza di riforma pubblicata anche su Mondo Balneare (vedi articolo) che istituirebbe le evidenze pubbliche delle concessioni balneari, nonostante il ministro del turismo Gian Marco Centinaio abbia più volte promesso ai balneari l’esclusione dalle gare.
«La campagna elettorale della Lega e di Forza Italia è stata incentrata tutta sull’obiettivo della fuoriuscita dalla Bolkestein e si è rivelata una balla», commenta Pizzolante. «Ma sarebbe stata una cosa inutile oltre che impossibile, anzi dannosa. Perché senza la Bolkestein rimangono i trattati».
«Avevo avvisato che su questa linea si andava a sbattere», tuona l’ex deputato. «Il governo ha prima fatto una proroga di 15 anni, fumo negli occhi che non reggerà di fronte a nessun tribunale italiano né europeo. Poi, come ampiamente previsto, è andato in Europa in tutta fretta, senza un confronto e senza tavoli tecnici con le categorie, a presentare un testo di legge per scongiurare l’avvio immediato della procedura di infrazione. E naturalmente, avendo provocato una procedura con la follia della proroga, il ministro a Bruxelles ci va con i pantaloni un po’ allentati… diciamo».
«Il ministro è andato in Europa per dire che si faranno le gare, senza poter chiedere la cosa più importante, cioè il riconoscimento del valore commerciale delle imprese, che è lo strumento più forte per vincere le evidenze e per avere un indennizzo adeguato nel caso si dovessero perdere», argomenta Pizzolante. «Il valore commerciale, previsto nella nostra riforma, era ed è congruo con altre sentenze della Corte di giustizia europea, ma non puoi ottenerlo se contraddici le norme e le sentenze con la proroga. Noi avevamo invece previsto un periodo transitorio, da trattare per l’accettazione del cambio di sistema e per il legittimo affidamento, secondo quanto previsto dalla Corte Ue».
«Ma c’è un’altra, enorme, presa in giro», conclude l’ex parlamentare. «Chi pensa che possa essere approvata una legge che andrà in vigore fra 15 anni? È chiaro che questa cosa sta nel “non detto”. Se fai una legge e la applichi dopo 15 anni di proroga, che è in contrasto con i principi europei e con le sentenze sia italiane che europee, non si può fare. Quindi avremo le gare, senza riconoscimento del valore commerciale e senza proroghe. Ah, per prevenire i commenti di qualche cretino, non provo alcun piacere, ma solo tristezza, per il piacere che altri provano nel farsi prendere in giro».
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