Attualità

Lo sciopero della spiaggia divide i balneari

Positiva accoglienza della sinergia tra Regioni, Province e Comuni, mentre l'idea della giornata di chiusura non incontra il favore unanime della categoria

di Alex Giuzio

Trattative difficili tra Regioni, Province e Comuni, i cui rappresentanti si sono riuniti ieri a Roma per giungere a una posizione comune sulle evidenze pubbliche delle concessioni demaniali marittime. Ne è uscito un documento che chiede al governo Monti un incontro urgente prima dell’emanazione di qualsiasi decreto legge che regolamenti la materia.

La direttiva europea detta "Bolkestein" impone che le imprese balneari vadano ad evidenza pubblica, decretando non solo la rovina di trentamila piccoli imprenditori, ma anche lo sconvolgimento del turismo balneare italiano che sarà facilmente conquistato dalle multinazionali. Il governo Monti non ha ancora fatto nulla per impedire la tragedia – anzi sembra che sia d’accordo nell’attuarla –, ma oltre ai balneari si è messo contro tutti i Comuni, le Province e le Regioni costiere.

Ieri a Roma c’erano i rappresentanti di tutte le Regioni, capitanati da Mauro Di Dalmazio (rappresentante degli assessori al turismo) e Marylin Fusco (rappresentante degli assessori al demanio), nonché Luciano Monticelli (delegato Anci per il demanio marittimo) e Angelo Vaccarezza (delegato Upi con la stessa funzione). È stato proprio quest’ultimo a scrivere su Facebook, in tempo reale e senza filtri, la cronaca delle difficili trattative: «Le posizioni delle Regioni non sono uguali: c’è chi la direttiva l’ha già digerita e non vuole sentir parlare di esclusione. Ma state tranquilli: io di qua non esco approvando un documento che non abbia la richiesta di ritiro di ogni decisione presa dal governo, di sapere cosa abbia fatto il governo per toglierci da questa merda (sempre che abbia fatto qualcosa) e di aprire un tavolo concertativo in cui Regioni, Province e Comuni possano dire la loro guardando il ministro in faccia, altrimenti le Regioni non devono dare l’intesa». E alla fine, una volta raggiunto l’accordo: «Il documento non è li massimo ma almeno abbiamo tirato fuori le palle… E costretto chi non voleva a stare nei ranghi».

Il contenuto del documento di accordo è stato riassunto da Monticelli nel comunicato pubblicato ieri: «Chiediamo che il governo chiarisca formalmente alcune questioni e dia risposte ad alcune istanze finora rimaste prive di posizioni chiare e certe. In primo luogo chiediamo quale sia lo stato dell’interlocuzione con la Commissione Europea ai fini di valutare la possibilità di escludere le concessioni balneari dall’applicazione della Direttiva e, in caso negativo, quali sarebbero i motivi ostativi. In secondo luogo invitiamo con forza il governo ad avviare, ovviamente prima dell’emanazione di eventuali provvedimenti legislativi, un confronto con tutte le istituzioni interessate».

Soddisfatto anche Vaccarezza: «Ieri mattina, credo per la prima volta, tutte le istituzioni hanno partecipato compatte ed unite nei propositi e negli intenti. La battaglia portata avanti da sempre con dedizione da Upi (Unione Province italiane) e Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) ha avuto oggi anche il sostegno totale e condiviso delle Regioni. Un risultato importante che contribuisce a dare forza al nostro unico obiettivo: la tutela delle imprese balneari italiane. Un’intesa che, grazie anche all’apporto fondamentale della Regione Liguria, ha sancito un’alleanza volta a strategie d’azione che ci vedono tutti insieme uniti nel chiedere quale sia l’effettiva posizione assunta del nostro Governo in seno e al di fuori dei confini nazionali. Ritengo che il documento elaborato sia basato sul buon senso e sulla ragionevolezza. Noi chiediamo che venga riconosciuta ed argomentata la specificità del settore turistico balneare italiano rispetto a tutte le coste europee e che vengano salvaguardate la nostra economia e la nostra identità».

Ampia condivisione per il documento è arrivata dai sindacati (leggi le dichiarazioni del presidente del Sib Riccardo Borgo e di Cna Balneatori Cristiano Tomei), che però hanno diviso i balneari con la proclamazione di uno sciopero generale da attuarsi a breve: l’idea è la serrata degli stabilimenti balneari una domenica di luglio o agosto. Sull’attiva pagina Facebook del Movimento Balneare le prime opinioni erano di dissenso: «Meglio festa che protesta», sintetizza Fabrizio Maggiorelli, vicepresidente del Comitato Salvataggio Imprese e Turismo. «Chiudere le spiagge ci metterebbe contro i nostri clienti, che hanno diritto al nostro servizio e costituiscono l’opinione pubblica, che deve essere dalla nostra parte. Più che una serrata, è meglio istituire la giornata dell’ombrellone gratis od organizzare un grande tuffo collettivo come lo scorso anno». Ma le discussioni sulla modalità dell’eventuale sciopero sono solo embrionali: nei prossimi giorni si saprà di certo qualcosa di più.

(foto in alto di Stefano Pertusati)

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