Chi frequenta le coste italiane la conosce bene: la posidonia oceanica è una pianta acquatica (erroneamente confusa con un’alga) che gioca un ruolo fondamentale nella protezione dei litorali dall’erosione costiera. Eppure questa pianta, quando si spiaggia in grandi quantità a seguito di mareggiate, rappresenta anche un disagio per le amministrazioni comunali e i titolari di stabilimenti balneari, che devono rimuoverla in fretta per evitare il fuggi fuggi di turisti, e che spesso non sanno come smaltirla.
A risolvere il problema ci penserà un’invenzione tutta pugliese chiamata “Eco-Smart Breakwater“, che mira alla realizzazione di un composto di calcestruzzo cementizio realizzato riciclando la posidonia oceanica spiaggiata e gli scarti lapidei derivanti dalle attività di costruzione e demolizione. Tutti i dettagli del brevetto sono stati resi noti stamane, durante la presentazione ufficiale nella sede del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Roma, ed è già evidente che l’invenzione potrà rivoluzionare la gestione di questa pianta tanto importante quando si trova in acqua, quanto problematica se si trasforma in rifiuto. Il progetto in questione, infatti, non intende affatto raccogliere la posidonia che si accumula lentamente e in piccole quantità (formando un detrito fondamentale per la protezione della costa), bensì si occupa solamente dei grandi cumuli di posidonia che si spiaggiano a seguito di mareggiate importanti, e che attualmente vengono raccolte con le ruspe e smaltite in discarica come rifiuto.
Nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento, l’associazione Federbalneari Salento e il Centro di ricerche Cetma, il progetto “Eco-Smart Breakwater” è finanziato dalla Regione Puglia e ha tra gli obiettivi lo sviluppo di una miscela di calcestruzzo cementizio ecosostenibile che integra resti di posidonia oceanica spiaggiata e aggregati riciclati, realizzando un nuovo elemento in calcestruzzo cementizio per la formazione delle dighe marittime a scogliera di difesa dei porti o a difesa delle coste dall’erosione. Il progetto è attualmente in fase di sperimentazione, e presto appariranno nel porto di Otranto i primi tre massi campione per le misurazioni accurate.
Sono intervenuti alla presentazione Donato Carlea (presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici), Antonio Ficarella (direttore del Dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento), Francesco Saponaro (presidente Cetma), Raffaele Giampetruzzi (direttore tecnico Athanor Consorzio Stabile), Giuseppe Roberto Tomasicchio (professore ordinario nel Dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento), Wanda Arena (marketing & project manager Cetma), Orazio Manni (senior director Rina), Giovanni Coppini (direttore divisione Opa del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), Domenico Laforgia (direttore del Dipartimento sviluppo economico e innovazione della Regione Puglia) e Mauro Della Valle (presidente Federbalneari Salento).
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