Sulle problematiche delle concessioni balneari italiane esiste un’interrogazione parlamentare che forse sta creando qualche problema alla Commissione al mercato interno. Si tratta di quella posta lo scorso 21 maggio dall’eurodeputato Ignazio Corrao (Movimento 5 stelle, nella foto), alla quale Bruxelles stranamente non ha ancora risposto.
Questo il testo completo dell’interrogazione, segnalata dal responsabile tecnico di Itb Italia Antonio Smeragliuolo (fonte):
Da uno studio comparato su alcuni paesi mediterranei relativo alle concessioni balneari emerge che la durata massima delle concessioni oscilla tra i 7 anni dell’Italia, i 30 della Spagna e i 75 del Portogallo e che la scelta del concessionario non avviene necessariamente con gare pubbliche.
1. Ciò premesso, può la Commissione chiarire, nel caso delle concessioni demaniali marittime, i criteri per definire la «durata limitata adeguata», di cui all’articolo 12, paragrafo 2, della direttiva 2006/123/CE, e confermare che la legislazione spagnola, portoghese e croata risultano ad oggi in linea con la normativa europea?
2. Può citare e descrivere degli esempi concreti di legislazione nazionale in cui si applica correttamente la procedura di selezione di cui all’articolo 12, paragrafo 2, della direttiva 2006/123/CE, pur in assenza di gara pubblica?
3. Può citare e descrivere degli esempi concreti di legislazione nazionale in cui si traspongono le condizioni di cui all’articolo 12, paragrafo 3, della direttiva 2006/123/CE, con precipuo riferimento alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale e agli obiettivi di politica sociale?
L’interrogazione di Corrao riesce efficacemente ad andare dritta al punto, chiedendo alla Commissione europea i motivi delle diverse normative sui demani marittimi spagnolo e portoghese rispetto a quello italiano, nonostante per tutti dovrebbe valere la direttiva europea Bolkestein che nel nostro paese è stata la giustificazione per abolire il rinnovo automatico delle concessioni balneari e per minacciarne la messa all’asta.
Il tema, di cui si è discusso anche in un recente convegno al Sun con i rappresentanti dei balneari spagnoli e portoghesi (vedi notizia), è da sempre uno dei più scottanti: perché per i balneari italiani sembra difficile ottenere 20 anni di periodo transitorio, quando la Spagna e il Portogallo hanno ottenuto proroghe ben più lunghe? Davanti a un quesito così diretto, la Commissione europea non potrà dare le solite risposte vuote alle quali eravamo abituati con l’ex commissario al mercato interno Michel Barnier e i suoi colleghi, che scaricavano le responsabilità sul governo italiano. Questa interrogazione, infatti, chiede conto direttamente all’Unione europea che si è sempre opposta a un lunga proroga in Italia e nello stesso tempo l’ha accettata in Spagna e Portogallo. Sarà per questo motivo che la risposta scritta da Bruxelles, che è obbligatoria e che da consuetudine parlamentare arriva entro 90 giorni dall’interrogazione, ancora non è arrivata nonostante siano già passati cinque mesi.
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