Attualità

La Spagna proroga le concessioni demaniali di 75 anni

Il recente regolamento attuativo della Ley de Costas conferma il lungo periodo transitorio. Una richiesta analoga di 30 anni è stata fatta dagli imprenditori balneari al governo.

di Alex Giuzio

La Spagna continua a far discutere per il diverso trattamento delle concessioni demaniali marittime rispetto all’Italia. Se nel nostro paese gli imprenditori balneari combattono da anni contro vari governi che intendono istituire le evidenze pubbliche per le loro imprese sulla spiaggia, in nome di una contestata applicazione della direttiva europea Bolkestein; il governo spagnolo, con la Ley de Costas, ha prorogato le medesime concessioni di 75 anni. Tutelando così il diritto di impresa per oltre 126 mila aziende costiere.

La notizia non è nuova – la Ley de Costas risale infatti al 30 maggio 2013 (vedi notizia). Ma il regolamento attuativo è stato varato solo lo scorso 10 ottobre (si veda il Real Decreto 876/2014, scaricabile da qui), e agli articoli 131 e seguenti si ribadisce la proroga di 75 anni delle concessioni demaniali di costa, giustificandola come disciplina transitoria nel passaggio dalla vecchia legge (n. 22 del 28 luglio 1988) alla nuova. Per questo, l’argomento è di nuovo esploso nel dibattito sulla questione balneare, ed è stato anche portato all’attenzione dei sottosegretari Gozi e Barracciu dalle associazioni balneari che li hanno incontrati la scorsa settimana. Chiedendo per le imprese balneari italiane un analogo regime transitorio, ma di soli 30 anni.

Non va negato che la situazione spagnola è per certi aspetti diversa da quella italiana: sul demanio iberico insistono infatti anche numerosi immobili privati e abitazioni oltre che imprese balneari, e in Spagna la minaccia al diritto di proprietà derivava più che altro dall’incertezza sulla linea di costa per com’era definita dalla precedente legge del 1988, e solo in secondo piano dall’applicazione della direttiva Bolkestein sulla tutela della concorrenza. Eppure, come ha sottolineato il presidente del Sib Puglia Tonino Capacchione, «mentre in Spagna si cerca di conciliare la tutela ambientale con il diritto di proprietà degli immobili che rischia di essere pregiudicato da una diversa conformazione della linea demaniale, in Italia si tratta di bilanciare il diritto di concorrenza con quello di proprietà delle aziende sorte sulla base di una disciplina previgente che assicurava la durata a tempo indeterminato delle stesse».

«Questo precedente, che per noi non costituisce alcuna novità essendo patrimonio argomentativo da tempo acquisito – conclude Capacchione – conferma ulteriormente la giustezza della nostra rivendicazione di una diversa durata delle nostre concessioni quale soluzione possibile e praticabile al problema del venir meno del rinnovo automatico», abrogato, come gli imprenditori balneari sanno, dal governo Monti in nome della contestata Bolkestein.

Come sottolinea il presidente della Asociación de Empresarios de Playas Manuel Villafaina in questa intervista a El Mundo, «gli imprenditori balneari hanno bisogno di sicurezza per lavorare». Tutelarli come ha fatto il governo spagnolo è dunque un atto legittimo e giustificato. Perché in Italia nessuno è ancora riuscito a fare altrettanto?

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