di Chiara Spegni
BRUXELLES – Spiagge, laghi e fiumi sempre più blu nell’Unione europea, con l’Italia che si piazza all’ottavo posto nella top ten dell’eccellenza, la stessa posizione occupata l’anno scorso. A un mese di distanza dall’avvio ufficiale dell’estate 2014, è questa la fotografia che emerge dalla pagella annuale stilata dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), sulla base dei dati sulle acque di balneazione raccolti durante la stagione 2013.
Nel rapporto dall’Aea, il 94,7% dei siti dell’Unione europea dove fare il bagno risponde agli standard minimi di qualità (+0,5% rispetto al 2012), che nell’82,6% dei casi risulta eccellente, con un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente. In particolare, il 96,8% delle aree costiere e l’89,7% di laghi e fiumi dell’Ue risultano in regola, mentre quelle al top sono rispettivamente l’85,2% e il 76,5%.
In Europa sono le piccole aree di Cipro e Lussemburgo a raggiungere il massimo della qualità in tutti i propri siti di balneazione. Nel caso del Lussemburgo, va però detto che il paese possiede appena 11 siti di balneazione (contro i 5.500 dell’Italia). Seguono in classifica Malta (98,9% di siti eccellenti), Croazia (94,9%) e Grecia (93,2%), poi Germania (89,8%), Austria (87,6%), Italia (87,2%), Portogallo (86,2%) e Irlanda (84,4%).
L’Italia ospita un quarto dei siti di balneazione dell’Ue, oltre 5.500. Non stupisce quindi che una spiaggia europea su tre si trovi nel Belpaese (32%), a cui seguono quelle di Grecia (14%), Francia (13%) e Spagna (14%).
«Che la qualità delle acque di balneazione europee continui a essere elevata – ha detto il commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik – è una buona notizia, ma non possiamo permetterci di riposare sugli allori con una risorsa preziosa come l’acqua. Dobbiamo continuare a garantire che le acque di balneazione, così come l’acqua potabile e quindi anche i nostri ecosistemi acquatici, siano totalmente protetti».
Oggi, secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea, «il problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata causati da piogge violente e inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi fognari e riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei fiumi e mari». I fenomeni di questo tipo registrati dall’Aea nel 2013 sono stati 430. Il maggior numero è stato rilevato proprio in Italia (158), poi Francia (87), Spagna (79) e Belgio (39).
Sul piano dei numeri, il 96,6% delle aree costiere dove fare il bagno nel Belpaese soddisfa i requisiti obbligatori di qualità, come nel 2012, e nessuna spiaggia è stata chiusa durante la stagione. Le spiagge esaminate nel 2013 però sono state di meno rispetto all’anno precedente, 4867 contro 4880, con un aumento dei siti bocciati (da 61 a 135) rilevati soprattutto in Campania, Calabria, Abruzzo, Marche e Liguria. In compenso, le spiagge al top dell’eccellenza sono cresciute dall’86,3% del 2012 all’88,5% del 2013 (da 4213 a 4309). Nel caso di laghi e fiumi, il numero dei siti è aumentato da 629 a 644, quelli in regola sono risultati 523 e quelli al top della qualità 497. Due invece i siti chiusi, nei comuni di Dongo e Gravedona in provincia di Como.
fonte: Ansa
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