C’è una parte del Partito democratico che ritiene congruo il periodo transitorio di 30 anni chiesto dalle associazioni balneari prima dell’applicazione delle evidenze pubbliche. Anche se è ormai noto che il governo sia orientato a non concedere più di 10-15 anni (ma si tratta solo di indiscrezioni di palazzo e non di dichiarazioni ufficiali).
Non stiamo parlando della senatrice Manuela Granaiola, nota paladina a difesa della categoria balneare, bensì del deputato Michele Bordo (nella foto), che oggi sul suo sito web personale (fonte) ha diramato una nota quantomeno insolita, se paragonata alle dichiarazioni dei suoi colleghi di partito che mai, negli ultimi tempi, si sono espressi così esplicitamente a favore dei trent’anni. E che leggendo le sue parole hanno probabilmente storto il naso.
«Le nuove norme sul settore balneare vanno discusse e approvate rapidamente, ma con l’obiettivo di assicurare contemporaneamente le gare per le nuove concessioni e la proroga di almeno trent’anni per gli attuali titolari degli stabilimenti. Le energie spese e gli investimenti realizzati non possono essere dispersi in nome di una liberalizzazione indiscriminata», scrive Bordo nel passaggio più significativo del suo comunicato, che riportiamo integralmente qui di seguito.
Spiagge, riforma organica del settore e tutela delle imprese balneari
di Michele Bordo
Le imprese balneari italiane sono un patrimonio economico, culturale e identitario del nostro Paese. Dopo le incertezze degli anni scorsi e, a maggior ragione, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che ha bocciato la proroga automatica fino al 2020 decisa dallo Stato italiano per le concessioni demaniali marittime e lacustri, i titolari degli stabilimenti hanno diritto di sapere quale sara’ il futuro che li attende. È infatti molto difficile fare investimenti e svolgere per bene la propria attività senza una legge organica che disciplini l’intero settore. Nell’attesa della riforma che, mi auguro, arrivi in tempi rapidi, è comunque molto importante l’emendamento presentato al DL Enti Locali, in discussione alla Camera, che prevede la proroga delle concessioni per i rapporti già in essere e pendenti.
Un made in Italy a tutti gli effetti, quello del comparto balneare, che conta 30.000 imprese di cui il 95% a conduzione familiare e individuale, e 100.000 addetti. Un marchio di garanzia che ci viene riconosciuto in tutto il mondo e che va assolutamente tutelato. Il riassetto della disciplina del settore, pur nel rispetto del quadro normativo europeo, non puo’, allora, non tener conto dei sacrifici compiuti e degli investimenti sostenuti nel corso degli anni dagli operatori. Parliamo di persone, di famiglie che spesso si tramandano l’attività da generazioni alimentando un indotto fondamentale e garantendo competitivita’ al nostro Paese.
Le nuove norme vanno discusse e approvate rapidamente, ma con l’obiettivo di assicurare contemporaneamente le gare per le nuove concessioni e la proroga di almeno trent’anni per gli attuali titolari degli stabilimenti. Le energie spese e gli investimenti realizzati non possono essere dispersi in nome di una liberalizzazione indiscriminata. Per quanto riguarda questo comparto, infatti, il nostro Paese ha una sua peculiarita’: il 40% della balneazione di tutta l’Europa e’ in Italia. Anche per questa ragione, sono certo che il Governo sapra’ farsi valere nel negoziato con l’Unione europea al fine di predisporre una riforma organica del settore che tuteli innanzitutto i titolari degli stabilimenti e tutti gli addetti.
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