Attualità

Fronte compatto contro la Bolkestein. Manca solo il governo Monti

Lamentele da ogni parte per il no alla deroga da parte della Commissione Ue. Grande assente il governo italiano, che forse ha in mano un decreto per le evidenze pubbliche.

di Alex Giuzio

L’Unione Europea non vuole concedere ai balneari la deroga alla direttiva Bolkestein. Vuole mandare all’evidenza pubblica le loro imprese. Vuole rovinare trentamila famiglie che su queste imprese hanno investito, perché non sapevano che in futuro gleiel avrebbero portate via. Vuole distruggere il turismo costiero italiano, basato sugli stabilimenti balneari.

L’incontro tenutosi ieri a Bruxelles ha portato queste brutte notizie. Da una parte, a chiedere la deroga c’erano i presidenti dei sindacati balneari Sib, Fiba, Cna Balneatori e Assobalneari insieme ai delegati Anci e Upi per il demanio marittimo (Luciano Monticelli e Angelo Vaccarezza) e ai coordinatori regionali del turismo e del demanio (Marylin Fusco e Mauro Di Dalmazio), dimostrando che la richiesta non proviene solo dalla categoria balneare ma anche da tutti i Comuni, le Province e le Regioni d’Italia. Dall’altra c’erano i due dirigenti della Commissione europea al mercato interno e ai servizi, Martin Frohn e Daniel Kramer, che la deroga l’hanno negata, dimostrando che l’Unione Europea sta decidendo il futuro dei propri Stati senza conoscerne la realtà.

I sindacati hanno chiesto di considerare le concessioni demaniali dei beni anziché dei servizi, escludendoli così dalla direttiva Bolkestein. Ma Martin Frohn li ha liquidati con poche parole: «È impossibile non includere questo settore nella direttiva. Per la Commissione le concessioni demaniali sono dei servizi, non dei beni». Il funzionario si è dimostrato disponibile solo a concedere una proroga al 2016 anziché al 2015, per agevolare la regolamentazione delle evidenze pubbliche. «L’unica cosa che potete fare – ha aggiunto Frohn – è mettere a punto leggi nazionali e regionali in collaborazione la Commissione, lavorando sui margini di flessibilità previsti dalla direttiva».

Ma i sindacati balneari non ci stanno. «L’unico nostro obiettivo è la deroga, e lotteremo per ottenerla», ha ribattuto Cristiano Tomei, coordinatore di Cna Balneatori, nel commento pubblicato ieri (vedi qui). Analoghe parole sono state pronunciate dal presidente Sib Riccardo Borgo (leggilo qui) e dai delegati Upi e Anci Monticelli e Vaccarezza.

Il grande assente di ieri era il governo italiano, che anzi avrebbe già pronto un decreto legge per rispettare la volontà della Commissione europea. È stato Tomei ad annunciarlo preoccupato, promettendo ferme iniziative contro l’eventuale provvedimento. Forse, se al fianco della delegazione ci fossero stati i ministri Gnudi e Moavero a completare il fronte anti Bolkestein, Frohn avrebbe capito di non avere scampo. Ma il governo Monti, con la sua assenza, si sta dimostrando alleato dell’Unione Europea nella distruzione del turismo balneare italiano e di trentamila piccole imprese.

Per il resto, infatti, gli oppositori alle evidenze pubbliche sono numerosi. Prima fra tutte Lara Comi, europarlamentare del Pdl che a seguito dell’incontro si è espressa così: «È più che mai urgente sollecitare il governo italiano affinché utilizzi ogni margine di negoziazione con l’Europa per individuare una normativa che tuteli il più possibile la specificità del settore turistico balneare italiano e assicuri le migliori condizioni alle relative imprese. Sappiamo che il governo è al lavoro per predisporre il decreto legislativo di riordino della disciplina del settore, pertanto faccio un appello accorato affinché non si lasci nulla di intentato soprattutto sulla possibilità di considerare le concessioni demaniali marittime come concessioni di beni e non di servizi. È altresì importante prevedere un’eventuale disciplina transitoria che consenta alle imprese esistenti di avere un congruo tempo per adattarsi a una nuova normativa e rientrare negli investimenti già effettuati». L’ultima frase è ambigua (se le concessioni fossero considerate dei beni, non ci sarebbe bisogno di alcuna normativa transitoria), ma va preso atto che la prima richiesta di Lara Comi si affianca a quella dei sindacati balneari.

L’europarlamentare Magdi Cristiano Allam è stato un altro partecipante alla riunione. La sua posizione era sempre stata a favore delle imprese balneari, ma il suo comunicato di ieri ha riepilogato l’incontro senza predere posizione (vedi qui).

Molto arrabbiato, infine, è Claudio Morganti (Lega Nord): «Gnudi e Moavero ci hanno preso in giro lo scorso 23 febbraio, promettendo che si sarebbero recati in Europa per difendere i balneari. In realtà non lo hanno mai fatto, anzi hanno preparato un decreto alle nostre spalle, senza consultare gli enti locali né i sindacati» (clicca qui per leggere il comunicato completo).

Ora tra i balneari si annuncia battaglia: sul litorale tirrenico si sta già preparando una grande manifestazione che esorti il governo a salvare le imprese di spiaggia. Se ne saprà qualcosa di più questa sera, quando il governatore della Toscana Enrico Rossi presenterà la sua proposta per salvare gli stabilimenti balneari: l’appuntamento è alle 21 nella sede Pd di Viareggio.

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