Si è tenuto oggi pomeriggio alla Sala Bernini di Carrara il convegno “Il valore del mare. Criteri di evidenza pubblica e premialità per le imprese balneari”, organizzato da Federbalneari alla fiera Balnearia. Al centro del meeting, in cui erano presenti tutti i rappresentanti regionali di Federbalneari Italia, la definizione dei criteri e i metodi di calcolo del “valore delle imprese balneari”.
Un ragionamento economico sul demanio marittimo è di stretta attualità in questo momento di incertezza normativa, con Strasburgo che indirizza l’Europa verso l’evidenza pubblica e il governo che ha annunciato per ottobre il prossimo disegno di legge di riforma del demanio marittimo.
Secondo Federbalneari occorre chiarezza: al prossimo incontro con il ministro agli affari regionali Enrico Costa, fissato per giovedì 10 marzo, Federbalneari presenterà un documento programmatico con i punti fondamentali per mettere ordine giuridico al comparto balneare.
Quanto valgono le imprese operanti sul demanio marittimo in scadenza di concessione? O meglio, quali sono i criteri per il riconoscimento del valore delle aziende? Quali parametri dovranno essere valutati per le procedure di evidenza pubblica, e come sarebbe calcolato l’indennizzo per il concessionario uscente? Lavorare sulla qualità dell’offerta turistica e contribuire al miglioramento del contesto urbano e ambientale in cui si opera possono essere considerate della chances, a favore degli attuali concessionari balneari, per l’ottenimento del rinnovo delle licenze? Le scelte imprenditoriali possono essere considerate un valore aggiunto?
Il demanio è dello Stato ma l’azienda l’ha creata l’imprenditore turistico. L’impresa balneare presenta asset tangibili e intangibili, e poi gli investimenti possono riguardare il demanio marittimo e interventi di pubblica utilità, che devono essere riconosciuti nella valutazione del valore economico delle imprese balneari. C’è una norma del Codice della navigazione che considera questi concetti: l’articolo 18, tuttora valido ed efficace nel quadro normativo nazionale, già prevede e disciplina una procedura per il conferimento di concessioni demaniali marittime caratterizzata da elementi di competitività ed evidenza pubblica, così come l’Europa richiede agli Stati membri. Un pool di esperti del settore sta lavorando su un modello finanziario certo, su cui verranno effettuate simulazioni e prove su tutte le tipologie di impresa balneare.
Infine l’Iva al 10 % è un altro dei punti cardine che Federbalneari ha individuato come priorità nel 2016. Federbalneari Italia ha condotto uno studio diretto a evidenziare l’impatto, in termini di gettito Iva, che produrrebbe una riduzione dell’aliquota Iva nel settore delle attività degli stabilimenti balneari dal 22 % al 10%. La stima viene effettuata sulla base dei dati dell’Agenzia delle entrate, disponibili per la dichiarazione 2006 e seguenti, con particolare riguardo alle macro-classi con classificazione ATECO del 2004 e non tutte le classi contemplate dalla tabella elaborata dall’ISTAT. Tali macro-classi possono riferirsi anche a soggetti non strettamente connessi al settore del turismo e alcune classi trascurate potrebbero includere, invece, alcune attività propriamente turistiche.
La riduzione dell’Iva per il comparto balneare (poiché viene calcolata sull’aliquota al 22%) dovrebbe attestarsi su 12 punti percentuali. Nei dati che verranno pubblicati domani si dimostrerà come la riduzione di gettito fiscale che ne deriva avrebbe un impatto, in termini di costi, ampiamente neutralizzato e assorbito con una maggiore trasparenza fiscale e con emersione di base imponibile.
Federbalneari ha già ottenuto da Bruxelles il riconoscimento della legge 296/2006 sulle concessioni ventennali. Ora si punta sull’Iva al 10%, che insieme alla revisione dei canoni, equi e compatibili, sarà la scelta che metterà in condizioni di dare un futuro al turismo balneare.
comunicato stampa Federbalneari
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