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DL Fisco, no a norma salva-balneari: Pd si difende, Forza Italia attacca

Dopo il ritiro dell'emendamento sul periodo transitorio di 30-50 anni, la senatrice Pezzopane spiega il passo indietro mentre la deputata Bergamini denuncia l'eccessiva confusione.

Dopo che il Partito democratico ha imposto il ritiro dell’emendamento sui 30-50 anni di periodo transitorio ai balneari, la firmataria della proposta – la senatrice Pd Stefania Pezzopane – fornisce la sua versione dei fatti, mentre Forza Italia con Deborah Bergamini attacca il partito di maggioranza per «la non volontà di difendere un comparto strategico per il paese».

L’emendamento, redatto dalle associazioni di categoria Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti e Oasi-Confartigianato, era stato presentato dalla senatrice dem Pezzopane, ma ieri il suo collega Stefano Giannini ha annunciato che «tale emendamento non è assolutamente ascrivibile al Pd e non sarà oggetto di discussione in commissione; si tratta di un’iniziativa del tutto personale ed è già stato ritirato».

Così, in una nota diramata tramite il suo profilo facebook, la senatrice del Pd Stefania Pezzopane ha motivato la presentazione dell’emendamento e illustrato le ragioni del passo indietro: «Ho ritirato l’emendamento presentato al decreto fiscale, che era finalizzato a concedere alle aziende balneari un congruo periodo di transizione prima dell’applicazione della direttiva Bolkstein, perché il parere del governo era contrario e non ho ritenuto opportuno far bocciare un testo che avevo condiviso con le principali associazioni di categoria. Ho presentato quella proposta di modifica per dare voce a oltre 30 mila operatori rappresentati da Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti e altre associazioni che chiedono attenzione e che ho incontrato. Il tema esiste e va affrontato: la legge approvata dalla Camera, ora al Senato, è un punto di partenza ma viene considerata insufficiente e le categorie temono che non si porti a compimento. Bisogna chiudere la questione in Senato e intanto riaprire anche una trattativa con l’Ue per far comprendere la specificità della situazione italiana. Servono regole nuove e chiare sui canoni e sulle concessioni, senza mettere in ginocchio un settore importante dell’economia italiana, perché sono in gioco tantissimi posti di lavoro. Il disegno di legge-delega di riforma delle concessioni demaniali approvato alla Camera è un passo avanti. Alcuni principi importanti devono ancora essere confermati dal Senato e tradursi poi in atti e fatti concreti attraverso i decreti attuativi. L’emendamento da me presentato era compatibile con la sentenza della Corte di giustizia UE del luglio dello scorso anno e, più in generale, con un quadro normativo italiano ed europeo con il quale, ci piaccia o no, dobbiamo fare i conti se non vogliamo trovarci in mano provvedimenti che non vanno da nessuna parte e che verrebbero spazzati via prima ancora che dall’Europa dalle sentenze di qualsiasi tribunale italiano. Con le associazioni di categoria continua un positivo confronto anche quale componente della commissione Industria del Senato. Questo è un settore fondamentale per la penisola e che certamente non posso abbandonare».

La deputata di Forza Italia Deborah Bergamini accusa invece il Pd e il governo di eccessiva confusione: «Gran brutta trama, con giravolta a sorpresa, per lo sciagurato “Romanzo balneare” firmato Partito democratico», scrive la deputata sul suo sito web. «Prima approvano alla Camera un disegno di legge delega che, se licenziato anche dal Senato, metterà in ginocchio circa 30mila aziende a conduzione familiare mandando all’asta tutte le concessioni demaniali marittime in essere. Poi depositano un emendamento al decreto Fisco che, nelle intenzioni, voleva prorogare da trenta a cinquant’anni una serie di licenze – ma non tutte -, salvando, forse, qualche migliaia di piccoli imprenditori. Infine, e qui i dem hanno superato il limite del grottesco, l’improvviso ritiro dell’emendamento. Una capriola che, di fatto, certifica una volta per tutte la confusione e soprattutto la non volontà politica di maggioranza e governo di difendere un comparto tra i più strategici del Paese. Un settore che, da solo, dà lavoro a oltre un milione di persone. Forza Italia non assisterà in silenzio a questo scempio, ma darà battaglia a palazzo Madama affinché il ddl delega non venga approvato».

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