Nella conferenza stampa di ieri sera, il premier Giuseppe Conte ha annunciato la decisione di estendere fino al 3 maggio le misure di contenimento sanitario per fronteggiare la diffusione del coronavirus, varando un nuovo dpcm. Al contempo il presidente del consiglio ha comunicato che sarà consentita la riapertura di alcune attività in precedenza bloccate, come le librerie e la silvicoltura, ma non ovviamente gli stabilimenti balneari, che dovranno continuare a restare chiusi al pubblico almeno fino al 3 maggio.
Il dpcm contiene però importanti novità riguardanti le attività di preparazione e pulizia in spiaggia, che fino a ieri erano proibite. Infatti l’articolo 2 comma 12 del provvedimento firmato ieri sera da Conte prevede che «per le attività produttive sospese è ammesso, previa comunicazione al prefetto, l’accesso ai locali aziendali di personale dipendente o terzi delegati per lo svolgimento di attività di vigilanza, attività conservative e di manutenzione, gestione dei pagamenti nonché attività di pulizia e sanificazione». Tale formulazione rende dunque possibile effettuare attività di allestimento in spiaggia, a partire dal 14 aprile; tuttavia la precisazione del “previa comunicazione al prefetto” rende la situazione ancora molto incerta: sono i singoli gestori a doversi occupare della comunicazione in prefettura? E occorre attendere il via libera esplicito prima di potersi recare presso il proprio lido? Oppure è sufficiente portare con sé una copia della comunicazione per dimostrare, in caso di controlli, di averla davvero effettuata? Inoltre nell’articolo c’è un’altra dicitura equivoca, e cioè quella di “accesso ai locali aziendali”, che per come è formulata, non includerebbe le aree in concessione come le spiagge. Tutti questi fondamentali aspetti non vengono disciplinati dal nuovo dpcm, che lascia dunque ampio margine discrezionale alle forze dell’ordine durante i pattugliamenti sull’arenile; di conseguenza, allo stato attuale occorre mantenere ancora il massimo della prudenza: le eventuali azioni di pulizia, sorveglianza, manutenzione e allestimento richiedono una preventiva comunicazione in prefettura le cui modalità non sono ancora chiare, così come non è chiara la possibilità di accesso alla spiaggia, che non è un “locale aziendale” ma su cui i balneari devono montare cabine e ombrelloni al fine di poter lavorare.
Peraltro, a proposito dell’allestimento delle spiagge continuano a esserci delle situazioni disomogenee lungo il territorio nazionale: in Emilia-Romagna, per esempio, un’ordinanza congiunta della Regione e del Ministero della salute emessa lo scorso 3 aprile prevede che «negli stabilimenti balneari e relative aree di pertinenza, l’accesso è consentito al personale impegnato in comprovate attività di manutenzione e vigilanze anche relative alle aree in concessione o di pertinenza». Analogamente, anche alcune amministrazioni comunali (per esempio Vieste) hanno permesso le attività di allestimento degli stabilimenti balneari.
Alla luce di tali disparità, nei giorni scorsi si sono susseguiti gli appelli dei sindacati balneari affinché venga emanata una circolare nazionale che disciplini il lavoro preparatorio negli stabilimenti balneari. Oltre a non rappresentare alcun pericolo di contagio, in quanto attività solitaria ed effettuabile indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, l’allestimento delle spiagge richiede almeno un mese e mezzo di tempo: ai concessionari non è sufficiente alzare una saracinesca e accendere il quadro elettrico, ma devono effettuare lunghi lavori preparatori come la pulizia e il livellamento dell’arenile, la disposizione delle attrezzature, la tinteggiatura, eccetera. Pertanto, quando sarà terminata l’emergenza e gli stabilimenti balneari potranno riaprire, avranno bisogno di essere già pronti, anche perché molto probabilmente dovranno impiegare ulteriore tempo a studiare e ad attuare delle misure sanitarie straordinarie che le autorità imporranno durante la “fase 2” di riapertura graduale. Queste le ragioni per cui la richiesta a gran voce di tutti i balneari italiani è di poter andare ad allestire le loro spiagge: solo alla nostra redazione, arrivano almeno dieci mail al giorno che chiedono novità e chiarimenti in questo senso. La precisazione contenuta nel dpcm è solo una risposta parziale e molto incerta, e occorrerebbe che venga meglio precisata nei prossimi giorni, sia perché la prassi della comunicazione al prefetto è assai irrituale per i balneari, abituati a riferirsi agli uffici comunali; sia perché occorre consentire esplicitamente che il permesso riguarda anche le aree demaniali in concessione e non solo i locali aziendali.
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