Marcello Di Finizio ha perso la sua attività e si appresta a una nuova manifestazione. Ma per farla ha bisogno di alcune attrezzature da spiaggia in prestito.
L’imprenditore balneare di Trieste, diventato simbolo della protesta della categoria contro l’applicazione della direttiva Bolkestein, nei giorni scorsi ha ricevuto l’avviso di decadenza della concessione dove un tempo sorgeva la sua “Voce della luna”, il locale distrutto da un incendio e da due successive mareggiate che, dopo avere ricostruito e riavviato con successo per due volte, Di Finizio non è più riuscito a rimettere in piedi: le assicurazioni e le banche non gli hanno infatti voluto concedere i soldi necessari, poiché la nuova normativa europea nel frattempo aveva portato lo Stato italiano ad abrogare il rinnovo automatico delle concessioni e a portarle alla naturale scadenza del 31 dicembre 2015. Un termine troppo breve per assicurare le sufficienti garanzie agli istituti di credito.
“La voce della luna” è diventata nel frattempo un mucchio di macerie, mentre Di Finizio ha dato vita a una serie di eclatanti proteste che hanno attirato l’attenzione mediatica non solo sul suo personale problema, bensì su quello di tutte e trentamila le imprese balneari italiane: dai quasi due mesi di sciopero della fame a una pedalata da Trieste a Roma, fino alle numerose arrampicate sulla cupola di San Pietro con striscioni fotografati dai media di tutto il mondo. Ma nulla di tutto ciò è servito, e ora Di Finizio si è trovato senza più nemmeno la propria concessione: quest’anno il Comune di Trieste l’ha fatta decadere a causa dell’inattività dell’impresa e dei canoni non pagati.
«Conseguenze nefaste della direttiva Bolkestein», commenta amareggiato Di Finizio a Mondo Balneare, e aggiunge: «Il paradosso è che prima lo Stato emette un titolo “sicuro”, il contratto concessorio rinnovato automaticamente che doveva servire a tutelare gli investimenti delle piccole e medie imprese familiari italiane, creare lavoro e incentivare il turismo. Ma poi sempre lo Stato recepisce una direttiva europea, la Bolkestein, che stralcia questo titolo e cambia completamente le regole in corsa, paralizzando definitivamente la mia impresa e mandando in crisi l’intero comparto turistico balneare. Di conseguenza non ho potuto più ricostruire il mio locale e perciò continuare a pagare i mutui contratti con le banche e i canoni dovuti al Comune. E dopo il danno anche la beffa: oltre ad avere perso la mia unica casa per i motivi elencati, oggi il Comune di Trieste mi ha tolto la concessione e ha messo all’asta la mia unica attività e fonte di reddito, il frutto di una vita di lavoro e di sacrifici».
Ma Di Finizio ancora non si è arreso e ha lanciato un appello ai balneari di tutta Italia per un’ultima azione simbolica di protesta: «Cari colleghi – ha scritto in una lettera aperta – so che per voi il problema è ancora “lontano”, ma come avete visto il tempo passa più veloce di quanto sembra, e ciò che sembrava un incubo impossibile è diventato realtà: il sindaco di Trieste ha fatto decadere la mia concessione e adesso è stata messa all’asta. Mi aspettavo una normale reazione di indignazione, di solidarietà e di partecipazione da parte della categoria, ma dato che in questo paese non c’è più nulla di normale, devo prendere sempre più tristemente atto che i veri e unici colpevoli di questa situazione allucinante siamo proprio noi: ci indigniamo, imprechiamo, diciamo peste e corna di questi politici, ma in fondo noi non siamo poi così diversi da loro, e forse anche un po’ peggio, perché ci sbraniamo per un piatto di lenticchie e vendiamo il nostro vicino di casa per 30 denari, ma quando si tratta di combattere il vero nemico, invece di fare squadra, ci spariamo tra di noi e alla fine finiamo per perde tutto, e chi più chi meno, tutti abbiamo già perso qualcosa. Questo qualcosa è forse la cosa più preziosa che un essere umano possegga: tempo, salute, dignità, coscienza, umanità».
«Come potremmo definirci? Degli stupidi? Degli ignoranti? Degli avidi? Dei furbetti da quattro soldi? Fate un po’ voi. In fondo tutto questo lo sappiamo già, non ci sarebbe neppure bisogno di dirlo, però non vi viene mai il dubbio che questo pensare sempre e solo al proprio orticello non funziona tanto bene? Abbiamo anche sperato che le cose potessero migliorare e invece sono andate sempre peggio, e non solo sul fronte delle nostre concessioni ma su tutti i fronti, e al peggio, come si è visto, non c’è fine e non c’è limite. So che molti di voi a queste cose ci pensano, ma non so per quale misterioso motivo dopo il pensiero non segue quasi mai un’azione coerente e concreta. Tutto rimane a livello di pensiero o al massimo di parole. Per questo vi invito a riflettere ma soprattuto ad agire, perché non avete neppure voi più molto tempo».
Di qui l’appello di Di Finizio a una nuova manifestazione: «Io vorrei continuare la battaglia attiva, non voglio soccombere senza aver combattuto fino all’ultimo, perciò vorrei fare ancora un’azione di protesta, ma questa volta con i piedi per terra, tra la gente, in giacca e cravatta (com’ero spesso quando lavoravo), vorrei intraprendere uno sciopero della fame a oltranza in una roulotte posizionata al centro della città (previe autorizzazioni che non dovrebbero negarmi) davanti al municipio. Vorrei stare tra la gente e spiegare in prima persona quello che è successo a me e quello che a breve succederà a voi, con foto, volantini, musica e video che farei direttamente con la gente e che pubblicherei tutti i giorni su Facebook e su Youtube. Inviterei anche i politici e la stampa a parlare con me direttamente, in piazza, sotto un ombrellone, un tavolino, due sedie, un paio di lettini e un salvagente. Sarei più visibile e più facilmente raggiungibile da tutti e forse tutti capirebbero un po’ meglio la situazione. E se qualcuno di voi mi venisse a trovare sarebbe anche meglio. Per fare questo ho bisogno del vostro sostegno e di una roulotte, una grande tenda o un gazebo che spero qualcuno di voi possa prestarmi».
Rilanciando l’appello di Marcello Di Finizio, invitiamo i balneari disponibili a contattarlo tramite il suo profilo Facebook.
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