di Alex Giuzio
La notizia era nell’aria già da tempo, ma è stata ufficializzata solo ieri: la Commissione europea ha finalmente chiuso la procedura di infrazione contro l’Italia per le concessioni demaniali marittime. Ciò è stato possibile grazie all’eliminazione del rinnovo automatico delle concessioni, deciso dal Senato lo scorso settembre con lo stralcio dell’articolo 11 della legge Comunitaria 2010. Il rinnovo automatico (detto anche 6+6) era in contrasto con la normativa europea, e così l’Italia aveva ricevuto ben due lettere di messa in mora, la prima il 29 gennaio 2009 e la seconda il 5 maggio 2010. Ma ora è stato fatto l’importante passo per evitare il contenzioso.
«Oggi arriva una buona notizia per l’Italia», ha commentato il commissario europeo al mercato interno, Michel Barnier. «Le misure prese vanno bene, perché si allineano alla normativa europea: questo finora non era avvenuto».
Soddisfatto anche il Sib, che con il presidente Riccardo Borgo ha dichiarato: «Finalmente si chiude un annoso contenzioso che ha reso molto difficile il nostro lavoro di tutela delle imprese balneari. Ora continuiamo con il dialogo e il confronto» (vedi la dichiarazione integrale).
Il problema, però, è che ora si apre un bivio. Il governo italiano potrebbe infatti chiedere la deroga alla direttiva Bolkestein, ed evitare così le aste delle concessioni demaniali, oppure, al contrario, potrebbe mettere all’asta gli stabilimenti balneari. E la posizione del ministro al turismo Piero Gnudi (nella foto), che ha un’importante voce in capitolo sulla questione, continua a rimanere ambigua: se i sindacati erano usciti soddisfatti dall’incontro del 23 febbraio grazie alla timida apertura del ministro, le sue ultime dichiarazioni non sono per nulla rassicuranti: «Non si possono chiedere deroghe alla Bolkestein», ha detto ieri Gnudi a margine di un convegno sul federalismo organizzato dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. «Che l’Ue abbia chiuso la procedura d’infrazione relativa alle concessioni balneari è assolutamente positivo. Ora dobbiamo lavorare insieme agli operatori del settore per trovare una soluzione che sia in linea con le promesse che noi abbiamo fatto a Bruxelles. Occorre definire una nuova legge specifica, mantenendo l’impegno con l’Europa di un rispetto delle regole della concorrenza da tenere insieme con la tutela degli investimenti degli operatori. Fuori dalla direttiva non si può andare; bisogna trovare delle soluzioni che siano praticabili e che non penalizzino il settore» (fonte: Agenzia Dire).
Subito è arrivata la condanna dei sindacati di categoria. Lamenta il presidente del Sib Riccardo Borgo: «Concordiamo con il ministro Gnudi sulla valutazione positiva dell’archiviazione e sulla necessità di ricercare soluzioni "praticabili e che non penalizzino il settore", ma dissentiamo quando sembra escludere a priori una deroga alla Direttiva servizi, la cui verifica di fattibilità con la CE è stata demandata al Ministro Moavero, giusto quanto convenuto nella riunione del 23 febbraio».
Deluso anche Claudio Morganti, eurodeputato della Lega Nord: «Gnudi dovrebbe sapere che la stessa direttiva Bolkestein consente di chiedere una deroga, vista la specificità del settore balneare italiano, che è unico in Europa. Mi chiedo perché Gnudi non abbia esplicitamente detto di non voler chiedere la deroga, durante l’incontro che c’è stato la settimana scorsa a Roma, lasciando invece aperte tutte le strade. Avevo già dichiarato di essere rimasto deluso da quell’incontro, e oggi lo sono ancora di più, in quanto si stanno prendendo in giro quelle piccole e medie imprese che rappresentano una nostra eccellenza, ma che l’Ue vuole confiscare con il benestare del Governo italiano. Evidentemente, dopo quella riunione i poteri forti europei hanno tirato le orecchie ai nostri ministri, oppure questi ultimi erano in malafede, viste le loro precedenti dichiarazioni. Sia chiaro che manca la volontà, e non la possibilità, di chiedere una deroga all’Ue. A questo punto mi auguro una massiccia mobilitazione di tutte le categorie colpite dalla direttiva Servizi, se la posizione del ministro Gnudi e del nostro Governo non dovesse cambiare».
Carlo Fidanza, eurodeputato del Pdl, parla di «clamoroso dietrofront», e aggiunge: «Evidentemente è bastato un fine settimana al Governo per chiarirsi le idee sulla controversa questione dei balneari. Soltanto giovedì scorso i ministri Gnudi e Moavero avevano garantito il loro impegno per tutelare il patrimonio dell’industria balneare italiana, anche verificando la disponibilità della Commissione europea a valutare una deroga alla direttiva servizi. Ma dopo poche ore è arrivato un clamoroso dietrofront da parte del ministro Gnudi. Non soltanto le associazioni di categoria e le Regioni, ma anche molti esperti di diritto comunitario ritengono la deroga una strada perseguibile. Certo, bisogna crederci, bisogna spendersi per far comprendere la specificità del turismo balneare italiano, bisogna mettere in conto qualche critica da parte dei grandi giornali e dei poteri forti, bisogna superare l’ideologia delle liberalizzazioni selvagge: il tutto per garantire un futuro a trentamila piccole imprese. La speranza è che le infelici parole del ministro Gnudi non siano la pietra tombale su questo impegno, e che il ministro Moavero voglia provare tutte le strade per farsi valere in sede comunitaria».
Con queste ultime dichiarazioni da parte del governo, l’incontro del 23 febbraio sembra perdere di valore: che i ministri abbiano speso belle parole per tenere calmi i balneari, in attesa di tirare fuori dal cappello una brutta sorpresa?
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