di Alex Giuzio
«Stabilire limiti minimi di 9 anni e massimi di 30 per le concessioni, e riconoscere equi indennizzi per gli operatori uscenti». Sono solo due degli aspetti contenuti in una proposta pubblicata ieri nel sito del Partito Democratico per regolamentare le concessioni demaniali marittime, da ormai un anno in una situazione di vuoto legislativo e con una direttiva europea che ne impone la messa all’asta.
Uno scenario che i balneari non hanno mai accettato, ma al quale il Pd sembra essersi rassegnato. Perché i dieci punti chiave della bozza di proposta di legge non accennano all’esclusione dalle evidenze pubbliche per gli stabilimenti balneari italiani, anzi rimangono piuttosto ambigui: da una parte rivendicano la specificità degli attuali operatori balneari («Riconoscimento di forme di aggregazione fra imprese per lo svolgimento di attività eo servizi di interesse pubblico o di pubblica utilità quali la salvaguardia della pubblica incolumità […]; la tutela e il monitoraggio dell’ambiente costiero; la cura dell’igiene e della sanità pubblica […]»), ma dall’altra, come detto, propongono degli indennizzi per i concessionari che perderanno la loro impresa nel 2015 («Riconoscimento di un indennizzo, a carico del concessionario subentrante e a favore di quello uscente, garantito da idonea fidejussione e pari al valore commerciale dell’azienda, compresi l’avviamento commerciale, i manufatti, le strutture e le attrezzature esistenti in concessione e impiegate nell’attività consacrata da una perizia asseverata»).
Non è un caso che il Pd abbia pubblicato proprio ieri il documento: questa sera, infatti, il partito diretto da Bersani ha previsto un incontro sulla direttiva Bolkestein nell’ambito della sua Festa nazionale del turismo organizzata a Milano Marittima. I presidenti dei quattro principali sindacati balneari (Riccardo Borgo per il Sib, Cristiano Tomei per Cna Balneatori, Vincenzo Lardinelli per Fiba e Fabrizio Licordari per Assobalneari) si confronteranno con il senatore Pd Vidmer Mercatali, esperto in tema di concessioni demaniali, e con l’assessore al turismo dell’Emilia-Romagna Maurizio Melucci. La proposta del Pd sarà sicuramente al centro della discussione, che vedrà coinvolti centinaia di balneari provenienti da tutta Italia e pronti a rivendicare i propri diritti.
I dieci punti elaborati dal partito, infatti, non rinnegando le evidenze pubbliche ma anzi tentando di regolamentarle, evocano le celebri "aste con i paletti" più volte rifiutate dalla base dei balneari: le proposte del Pd vanno bene solo per evitare situazioni di monopolio estremo, ma ancora non bastano per scongiurare il rischio di infiltrazioni mafiose e di presenza di multinazionali. E, soprattutto, accettano l’esproprio di floride aziende a danno di chi le ha costruite. Accettando addirittura dei non meglio chiariti «investimenti da effettuarsi anche in forma associata».
Riportiamo di seguito il testo integrale della proposta del Partito Democratico, evidenziandone i punti salienti. La versione originale si trova in questa pagina.
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Le proposte del PD in materia di Concessioni Demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo
Documento elaborato dal Dipartimento Economia e Lavoro PD
In materia di affidamento e rinnovo delle concessioni demaniali ad uso turistico – ricreativo chiediamo regole compatibili con le norme europee che garantiscano gli investimenti effettuati, incoraggino nuovi investimenti per migliorare la qualità dei servizi e tengano conto degli interessi pubblici generali che le attuali imprese balneari italiane garantiscono, come il salvamento in mare, il primo soccorso, la tutela ambientale, la sorveglianza. Chiediamo al Governo di tutelare le piccole e piccolissime imprese turistiche balneari che rappresentano un patrimonio da difendere e valorizzare. Le priorità:
- Stabilire limiti minimi e massimi di durata delle concessioni, entro i quali le Regioni fissano la durata delle stesse in modo da assicurare un uso rispondente all’interesse pubblico nonché proporzionato all’entità degli investimenti. In base gli investimenti si può arrivare ad un rinnovo per un periodo minimo di 9 anni e massimo di 30 anni;
- Esclusione del canone quale elemento di comparazione in quanto predeterminato dalla legge nazionale o, eventualmente, regionale ma sempre in un quadro nazionale che impedisca disparità di trattamento fra imprese operanti in territori diversi ma omogenei;
- Ridefinire i concetti di facile e difficile rimozione dei beni realizzati dai concessionari, tema rilevante anche ai fini della corresponsione di eventuali indennizzi;
- Prevedere il valore commerciale dell’azienda, derivante dagli investimenti effettuati, anche successivamente all’entrata in vigore della legge n. 252010, ivi compreso l’avviamento commerciale, che potrà essere considerato elemento costitutivo della proposta di investimento;
- Riconoscimento della capacità tecnica dimostrata e della professionalità acquisita anche all’estero nel settore balneare anche gestendo l’attività in forma diretta, quale elemento di premialità (preferenza, opzione, ecc.) compatibili con il diritto comunitario e, per i soggetti non concessionari alla data del 31.12.2015, dell’individuazione di requisiti morali e professionali cui subordinare l’accesso all’evidenza pubblica;
- Riconoscimento quali elementi di comparazione: di forme di aggregazione fra imprese per lo svolgimento di attività eo servizi di interesse pubblico o di pubblica utilità quali la: salvaguardia della pubblica incolumità, a cui essi provvedono assicurando il servizio di salvataggio e la costante segnalazione delle condizioni meteo-marine; la tutela e il monitoraggio dell’ambiente costiero; la cura dell’igiene e della sanità pubblica, le cure salsoiodiche e di elioterapia; interventi, anche quelli già effettuati, di recupero ambientale, utilizzo di materiali ecocompatibili e di sviluppo delle energie rinnovabili; il presidio della costa e la segnalazione di qualunque attività illecita alle autorità competenti;
- Riconoscimento di un indennizzo, a carico del concessionario subentrante e a favore di quello uscente, garantito da idonea fidejussione e pari al valore commerciale dell’azienda, compresi l’avviamento commerciale, i manufatti, le strutture e le attrezzature esistenti in concessione ed impiegate nell’attività consacrata da una perizia asseverata;
- Individuazione di un numero massimo di concessioni di cui un soggetto economico, direttamente o indirettamente, possa essere titolare in una stessa località o Regione per evitare illegittime e, comunque, inopportune forme di accaparramento. Individuare anche il numero massimo di evidenze a cui può partecipare un singolo soggetto e società a qualsiasi titolo costituita;
- La puntuale definizione delle cause di decadenza e revoca delle concessioni, così da evitarne il disordinato, confuso ed impreciso moltiplicarsi e l’adempimento delle funzioni di servizio di interesse economico generale. In vista di tali funzioni, le Leggi regionali potranno anche stabilire il divieto di subconcessioni;
- Facoltà di rinegoziazione del titolo concessorio, con esclusione di procedure concorrenziali, per l’esecuzione di investimenti da effettuarsi anche in forma associata, sia nell’ambito della concessione ottenuta sia all’esterno su aree pubbliche, non previsti, urgenti e non differibili o in attuazione di Accordi di programma definiti con le Pubbliche Amministrazioni con possibile differimento del termine originario di scadenza delle concessioni per un periodo equivalente al massimo previsto dalla legge.
Chiediamo al governo di ricercare un ampio consenso, coinvolgendo pienamente la Conferenza delle Regioni, l’UPI, l’Anci, le principali organizzazioni degli imprenditori che operano sul demanio marittimo, per definire un testo condiviso. Il Partito Democratico continuerà a lavorare in Parlamento per tutelare la specificità dell’impresa balneare italiana.
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