di Alex Giuzio
RIMINI (ore 15.30) – Fiera difficile, la trentesima edizione del Sun di Rimini. Con l’assenza dei principali sindacati di categoria (Sib, Fiba, Assobalneari e Cna Balneatori, che hanno boicottato l’evento per dimostrare al governo il blocco degli investimenti nel settore), l’Oasi di Giorgio Mussoni è rimasto da solo a giocare in casa. E questa mattina ha organizzato un convegno per ribadire la sua posizione a favore delle evidenze pubbliche con paletti per tutelare gli attuali concessionari. Questo il titolo: "La direttiva Bolkestein e il futuro delle imprese balneari: l’impegno e tutta la nostra determinazione per valorizzare la categoria e l’intero modello turistico italiano".
Al contrario dello scorso anno, in cui l’incontro di Mussoni è stato sonoramente fischiato da numerosi contestatori, quest’anno l’assenza di tanti balneari ha permesso che gli ospiti parlassero tranquillamente e senza alcun disturbo. Di seguito trascriviamo tutti gli interventi: oltre a Mussoni hanno partecipato l’amministratore delegato di Apt Emilia-Romagna Andrea Babbi, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, l’assessore regionale al turismo Maurizio Melucci e il parlamentare del Pdl Sergio Pizzolante.
Giorgio Mussoni: Il mio sindacato Oasi ha sempre lavorato con coerenza per tutelare gli attuali concessionari balneari, ribadendo che non è possibile opporsi al volere dell’Unione Europea, ma che comunque occorre salvaguardare il valore delle imprese di spiaggia tenendo conto di tutti gli investimenti effettuati. Il ministro al turismo Piero Gnudi ci ha convocato mercoledì per farci conoscere il testo del suo decreto legge che regolamenterà le concessioni demaniali in relazione alla direttiva Bolkestein, che ne impone le evidenze pubbliche. Numerose sono state le nostre proposte per migliorare questo decreto: ad esempio, abbiamo chiesto a Gnudi di non concentrarsi tanto sulla lunghezza delle concessioni – poiché avere sei o sette anni non ci cambia niente – bensì di favorire il mantenimento degli attuali titolari degli stabilimenti, poiché hanno dimostrato di saper sviluppare egregiamente il settore turistico. A Gnudi abbiamo anche sottolineato il carattere pubblico della nostra impresa: il servizio di salvataggio lo paghiamo per tutti; non andiamo certo a chiedere la ricevuta a una persona che sta annegando. Lo stesso discorso vale per la pulizia. Per tutti questi motivi ci meritiamo un sistema di premialità che, nella procedura di evidenza pubblica, favorisca gli attuali concessionari. Questo anche perché è fondamentale che le imprese di spiaggia rimangano pubbliche: un albergatore non può assolutamente aggiudicarsi uno stabilimento e riservarlo ai suoi clienti. Ci auguriamo che le nostre proposte siano sensate, e che il ministro le abbia ascoltate.
Andrea Babbi: Ho collaborato a lungo con il ministro Gnudi per favorire l’approvazione del Piano strategico per il turismo; una misura che l’Italia non ha mai avuto. Questo fa capire quanto questo settore venga trascurato, nonostante valga il 9% del Pil e nonostante possa arrivare, se bene incentivato, anche al 14-15%, trainando la rinascita del nostro paese. Il dilemma sulla direttiva Bolkestein è emblematico: il problema è stato affrontato da parlamentari e tecnici che non avevano idea delle conseguenze di questa legge. Il turismo in Italia è sempre stato trattato con questa marginalità, e la sfida di Gnudi è riportarlo al centro. Sulla direttiva non mi esprimo troppo perché non la conosco a fondo: mi limito ad affermare che è essenziale mantenere l’attuale imprenditorialità poiché ha dimostrato di funzionare. Il blocco degli investimenti, conseguenza della situazione incerta, ha già danneggiato irrimediabilmente il settore turistico e serve correre ai ripari per interrompere questa corrente di antiturismo che la direttiva ha contribuito ad alimentare. Il decreto che verrà presentato mercoledì non accontenterà certo tutti, ma sono convinto che sarà accettato dalla maggior parte dei balneari.
Sergio Pizzolante: L’emergenza delle concessioni demaniali è nata nel 2009 con la lettera di messa in mora dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia, che aveva ancora il diritto di insistenza, in contrasto con le norme comunitarie. A quel tempo le associazioni di categoria, non sapendo come reagire, si erano unite e avevano avviato un dialogo con il ministro Fitto per arrivare a un accordo che evitasse l’apertura della procedura di infrazione. Da questo difficile dialogo era emersa una posizione comune ed efficace, che però purtroppo qualche furbetto delle spiagge toscane ha impedito, determinando l’apertura della procedura di infrazione. Da questa siamo fortunatamente usciti con una legge approvata a luglio 2011 che ha abrogato il rinnovo automatico delle concessioni. Nel frattempo il dialogo con il governo non si è mai interrotto: noi abbiamo sempre chiesto di riconoscere la specificità della spiaggia italiana, che è il fiore all’occhiello del turismo non solo italiano, ma anche europeo. L’Unione Europea e l’opinione pubblica devono capire che non stiamo difendendo i privilegi dei bagnini, ma la loro peculiarità. È vero che la loro impresa si trova su suolo pubblico, ma è anche vero che si tratta di aziende private che non si possono spazzare via alla leggera. Il governo ha sicuramente tenuto conto di tutto ciò nello studio del decreto che presenterà mercoledì, e che ha richiesto un lungo lavoro poiché coinvolge sette ministeri oltre a quello del turismo. Purtroppo su questa partita si sono scaldati troppo gli animi, la nostra esasperazione ha toccato il livello massimo e si è addirittura arrivati a insulti inaccettabili nei confronti del presidente Mussoni, che invece ha sempre lavorato con serietà. È grazie a lui che abbiamo ottenuto prima la proroga delle concessioni al 2015, poi la chiusura della procedura di infrazione e ora l’elaborazione di questo decreto. Sappiamo che il governo aveva intenzione di avviare le evidenze pubbliche con il meccanismo dei punteggi, ma questo non ci bastava per salvaguardare gli attuali concessionari. Allora abbiamo proposto di studiare un meccanismo di premialità che, come per gli ambulanti, dia almeno il 40% di vantaggio in più per il titolare uscente. Spero che questa nostra idea sia stata accolta, ma lo sapremo solo mercoledì. Certo è che, se le altre associazioni di categoria ci avessero ascoltato, saremmo arrivati a questa soluzione già due anni fa. Ma purtroppo qualche furbo ha portato tutti i colleghi nel vicolo cieco della deroga.
Maurizio Melucci: Speriamo che mercoledì inizi una nuova fase verso il raggiungimento di una soluzione condivisa sulle concessioni demaniali. L’esasperazione è al limite e il blocco degli investimenti emblematico, tanto che alcune associazioni e numerosi fornitori hanno boicottato la fiera. Anche le Regioni sono stanche, poiché da anni si battono per salvaguardare questo settore. Senza per questo chiedere l’uscita dalla direttiva Bolkestein, che è in realtà un falso problema: la legge dell’Emilia-Romagna che salvaguardava gli attuali concessionari fu bocciata dalla Corte costituzionale perché in contrasto con l’articolo 49 del trattato istitutivo della Comunità europea, quello sulla libera circolazione dei servizi, del quale la Bolkestein è solo una conseguenza. La nostra posizione a difesa delle peculiarità del turismo balneare e della piccola e media impresa è sempre stata chiara, ma la voglio ribadire per punti: 1) Riconoscere l’attività di spiaggia come un servizio economico di carattere generale (cioè gestito da privati, ma di interesse pubblico), come espressamente previsto dalla Bolkestein. Qui Pizzolante dimentica che per gli ambulanti l’Ue ha riconosciuto un diritto di deroga negato agli stabilimenti balneari, perciò il meccanismo di premialità non si può imitare. 2) Il pagamento del canone non può essere un elemento di comparazione nelle gare. Serve invece limitare la partecipazione alle evidenze ai piccoli e medi imprenditori. 3) Il riconoscimento del valore commerciale non è un contentino per chi perde la sua azienda, ma è una base da cui partire per le procedure di evidenza. Purtroppo questa proposta viene sempre interpretata a rovescio. 4) Superare la distinzione tra facile e difficile rimozione. Occorre darsi una mossa per non arrivare al 2015 senza avere individuato i criteri per le evidenze pubbliche, che comunque dovranno partire. Ovviamente, se il governo non accontenterà le nostre esigenze, come Regione provvederemo autonomamente a tutelare le nostre peculiarità.
Andrea Gnassi: I quadri appena dipinti sono reali, al contrario delle pataccate che spesso circolano su internet. Di fronte a questi problemi le proteste sono legittime, ma non si deve reagire facendo manifestazioni confusionarie, bensì avviando un confronto fatto di dialogo. Per affrontare il problema Bolkestein bisogna pensare alle prospettive dei prossimi dieci-vent’anni, con le Regioni in testa per far capire al governo il ruolo strategico del turismo, inquadrando il problema Bolkestein all’interno di questa campagna. Noi a Rimini vogliamo lavorare su progetti integrati di sviluppo tra spiaggia e lungomare, legati alle evidenze pubbliche delle concessioni. Solo così potremo combattere il sudest asiatico, che nel settore balneare si sta attrezzando perché è intenzionato a diventare leader mondiale entro il 2020. Il nostro bagnino è la nostra storia e la nostra forza, ma dobbiamo anche svilupparci per non farci portare via i turisti.
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