di Alex Giuzio
Marcello Di Finizio è arrivato a Cervia ieri attorno alle cinque del pomeriggio. Alle spalle, una lunga pedalata di ben 120 chilometri da Chioggia a Ravenna, dove si è fermato la notte per percorrere, il giorno dopo, i 25 chilometri che separano l’antica città bizantina da questa località marittima che d’inverno registra trentamila abitanti, e d’estate trecentomila. Cervia, la mia città, ha una forte imprenditoria balneare attorno alla quale è basata gran parte dell’economia turistica estiva. Gli stabilimenti balneari sono circa duecento: non tutti appartenenti a cervesi, ma almeno la metà dei balneari vive qui. Per questo ho insistito molto affinché Marcello si fermasse almeno un giorno a Cervia: i balneari romagnoli sono addormentati, non si rendono conto del pericolo che la direttiva Bolkestein rappresenta per le spiagge italiane. Marcello lo ha capito, si è fermato, l’ho ospitato a casa mia per una lunga chiacchierata durata fino a tarda notte, e la mattina dopo si è fermato in piazza a parlare con i balneari interessati a conoscerlo. Sapevano della sua presenza perchè oggi stesso è uscito un mio articolo sul Resto del Carlino che raccontava del viaggio di Marcello. Qui sotto c’è il testo. Per le foto, vi invito a guardare l’album in fondo a questa pagina.
Prima 54 giorni di sciopero della fame, poi una pedalata di novecento chilometri da Trieste a Roma. Marcello Di Finizio, 46 anni, è un imprenditore balneare triestino che da anni sta lottando duramente contro la direttiva servizi dell’Unione Europea – detta ‘Bolkestein’ – la quale intende mettere all’asta le concessioni demaniali marittime. L’ultima idea di Marcello per attirare l’impatto mediatico sulla causa dei balneari italiani consiste nel recarsi da Trieste a Roma con una bicicletta, per giungere in Vaticano e farsi ricevere dal Papa: un atto simbolico per conquistare l’attenzione del governo italiano. Dato che Di Finizio ha terminato lo sciopero della fame da circa un mese – cioè dopo che la Regione Friuli Venezia Giulia ha promesso di adeguarsi al resto d’Italia recependo la Bolkestein nel 2015 e non nel 2013 – il suo viaggio è composto di brevi tappe da circa 50 chilometri: un’occasione per fermarsi in varie località balneari della costa adriatica fino a Pescara, da dove Marcello taglierà per Roma. E la prima tappa romagnola dell’itinerario è stata Cervia: Di Finizio è arrivato ieri sera nella città giardino, e questa mattina dalle dieci resterà in piazza Garibaldi per dialogare con tutti i colleghi che lo vorranno incontrare. «Come nelle altre località in cui mi sono fermato – spiega Marcello – mi piacerebbe avere un dialogo con i bagnini locali, per raccontare loro non solo la mia protesta, ma quella di tutti i balneari che da anni si sono mobilitati per ottenere la deroga alla Bolkestein. Qui in Romagna, invece, nonostante esista un’imprenditoria balneare molto sviluppata, nessuno si è mai unito al forte movimento nato sul litorale tirrenico». Di Finizio si riferisce alle iniziative come il ‘tuffo dei centomila’ dello scorso agosto o il recente viaggio in camper fino a Bruxelles per manifestare davanti alla Commissione europea. «I tempi stringono, ma forse la mia testimonianza può spingere qualcuno a unirsi alla protesta», aggiunge Di Finizio. Partito il 1° dicembre con un camper al seguito, Marcello ha vissuto un viaggio più duro del previsto, «non solo per le condizioni meteo, ma anche perché i miei muscoli sono ancora debilitati: domenica ho dovuto fermarmi al pronto soccorso a causa di un blocco intestinale. Ma ciò non è bastato a farmi desistere: la paura di perdere l’attività di una vita è più forte del dolore. Soprattutto per me, che tre anni fa ho perso il mio stabilimento a causa di un incendio doloso: se la Bolkstein entrerà in vigore, la ricostruzione andrà a beneficio di chi vincerà l’asta. E un semplice bagnino non può certo competere con una grande azienda multinazionale che intenderà mettere le mani sulle spiagge italiane».
Pochi balneari lo hanno letto entro le dieci, ma quei pochi sono venuti in piazza. Il problema è che hanno continuato a dormire: se ne è reso conto anche Marcello. "Ho incontrato gente ottusa e disinformata, divisa tra chi non sapeva nulla e cascava dalle nuvole, e chi era a conoscenza del problema ma rimaneva convinto che si sarebbe risolto da sé. Ma nessuno si è dimostrato attivo, volenteroso di combattere affinché il problema si risolva davvero. Aspettano che siano gli altri ad agire: è la mentalità dell’italiano medio. Io ho cercato di far capire che se da solo sto percorrendo questa impresa, figuriamoci cosa potremmo fare in trentamila concessionari". Questo mi ha detto Marcello prima di partire per Riccione, dove domani lo aspetteranno altri balneari. Ma in Romagna è necessario fare di più, anche se Marcello ha già fatto tanto. E’ necessario organizzare un incontro pubblico in cui i balneari toscani e liguri più agguerriti vengano a sbattere in faccia la realtà ai loro colleghi addormentati. Io ci sto lavorando. E vi aggiornerò al più presto.
(PS. Potete leggere le ragioni del viaggio di Marcello cliccando qui).
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