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Lavoro nero, spiagge prese di mira: controlli e multe in aumento

Il decreto Destinazione Italia ha decuplicato le sanzioni contro le imprese stagionali. Disposta anche l'assunzione di 250 nuovi ispettori del lavoro, tutti destinati a Emilia-Romagna e Toscana.

di Alex Giuzio

Multe salatissime alle imprese che non rispettano le norme sul lavoro stagionale, e 250 nuovi ispettori del lavoro per l’Emilia-Romagna e la Toscana. Sono le novità introdotte dall’articolo 14 del decreto legge 145/2013, meglio conosciuto come "Destinazione Italia", che riguarda da vicino gli stabilimenti balneari poiché rivoluziona l’assunzione dei lavoratori stagionali dipendenti.

A dire la verità, il decreto "Destinazione Italia" non è incentrato sulle misure contro il lavoro nero; ma come d’abitudine nel nostro paese, all’interno di questo provvedimento è stato inserito un articolo che nulla c’entra con il resto. E che però va a inasprire notevolmente le pene per chi assume irregolarmente lavoratori stagionali. 

Il decreto 145/2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 dicembre (vedi qui), all’articolo 14 "Misure di contrasto al lavoro sommerso e irregolare" prevede aumenti dal 30% al 1000% delle ammende alle imprese che favoriscono il lavoro in nero. I soldi raccolti con tali multe serviranno a potenziare le Direzioni territoriali del lavoro e a pagare le indennità di missione degli ispettori del lavoro. Questi ultimi aumenteranno di 250 unità, tutti destinati alle regioni del centro-nord (di cui 200 ispettori del lavoro di area III e in 50 ispettori tecnici di area III).

Per quanto riguarda le sanzioni contro le imprese che assumono lavoratori in nero, si passa dal vecchio range compreso tra 1.500 e 12.000 euro a un nuovo range tra i 1.950 e i 15.600 euro. Entrando più nello specifico, tra le inadempienze punite in misura maggiore ci sono il mancato riconoscimento del riposo settimanale e il superamento della durata massima dell’orario di lavoro. Il mancato rispetto del riposo settimanale, fino a oggi sanzionato con multe comprese fra i 100 e 750 euro, passa a un minimo di 1.000 euro e a un massimo di 7.500 euro, con un sostanziale decuplicazione dell’ammenda. Anche la sanzione dei riposi giornalieri è decuplicata: dai 25-100 euro passa a 250-1.000 euro. Le multe più sostanziose, come detto, serviranno a finanziare l’incremento delle attività di vigilanza in materia di lavoro e le iniziative di contrasto a fenomeni quali il lavoro sommerso e irregolare.

In base al decreto 66/2003, l’orario di lavoro non deve superare il limite giornaliero di 13 ore e settimanale di 48 ore (rilevabili come media), e il lavoratore deve riposare almeno 24 ore consecutive ogni 7 giorni. Il riposo settimanale si cumula con le ore di riposo giornaliero e può essere calcolato, come media, in un periodo non superiore a 14 giorni (tranne alcune deroghe). In caso di inosservanza, la sanzione amministrativa pecuniaria di 1.000 – 7.500 euro si alza ulteriormente da 4.000 a 15.000 euro se la violazione si riferisce a più di cinque lavoratori o si è verificata in almeno tre dei periodi che l’azienda usa per rilevare la media dell’orario di lavoro effettuato dai dipendenti, e ancora da un minimo di 10.000 a un massimo di 50.000 euro se sono coinvolti più di dieci lavoratori o se la trasgressione interessa almeno cinque periodi di riferimento. In questo ultimo caso non è ammesso il pagamento della sanzione in misura ridotta.

Il provvedimento ha suscitato alcune proteste da parte dell’Inps: con l’articolo 14, il coordinamento delle attività di contrasto al lavoro in nero si fa più stringente da parte del ministero del lavoro, e al fine di razionalizzare le risorse umane, “la programmazione delle verifiche ispettive, sia a livello centrale sia territoriale da parte dei predetti enti, è sottoposta all’approvazione delle rispettive strutture centrali e territoriali del ministero del Lavoro”. Il presidente dell’Associazione professionale dei funzionari ispettivi pubblici Fedele Sponchia ha invitato il ministero a correggere tali modalità, poiché «l’educazione al rispetto delle regole non avviene con l’inasprimento delle sanzioni, ma rapportando queste alla recidività comportamentale dell’azienda». Secondo Sponchia la correlazione fra l’aumento delle sanzioni e i maggiori introiti a coloro che comminano le sanzioni rischiano di configurarsi come un conflitto di interessi, oltre che come una norma a rischio costituzionalità.

Nell’estate 2014, sulle spiagge italiane – e soprattutto in quelle toscane e romagnole, dove arriveranno i 250 nuovi ispettori – si prospetta insomma una stagione di fuoco, con un aumento di controlli e sanzioni. Lo scopo è quello di eliminare le assunzioni irregolari e i mancati rispetti del giorno di riposo. Una situazione critica per tanti stabilimenti balneari che finora hanno chiuso un occhio sui contratti, e che saranno costretti ad assumere qualche dipendente in meno, visti gli elevati oneri che comportano.

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