Gli imprenditori balneari di Bellaria sono allo scontro con l’amministrazione comunale che intende istituire i bandi di gara delle concessioni demaniali già entro quest’estate, anticipando la riforma nazionale a cui sta lavorando il governo Gentiloni. Dell’eclatante fatto accaduto nella località romagnola abbiamo dato notizia due giorni fa su Mondo Balneare (vedi articolo), tentando di semplificare una questione molto complessa e articolata (come spesso capita quando si parla di demanio marittimo), sulla quale è in corso un acceso dibattito tra le parti.
In particolare, nel nostro articolo abbiamo riferito la visione del sindaco Enzo Ceccarelli sull’inevitabilità delle procedure di gara per regolarizzare presunti abusi, ma questa visione non trova d’accordo la Cooperativa Bar di Spiaggia di Bellaria Igea Marina, che ci ha inviato stamane un comunicato contenente alcune precisazioni, che pubblichiamo integralmente qui di seguito. Nel comunicato, i balneari di Bellaria accusano il Comune di «non avere brillato per dialogo e trasparenza», ritenendo le evidenze pubbliche degli «strumenti di dubbia legittimità» e annunciando possibili ricorsi al Tar, non appena i bandi saranno ufficializzati.
Comunicato della Cooperativa Bar di Spiaggia di Bellaria Igea Marina
Si scrive su Mondo Balneare il 24 aprile che “quasi tutti i manufatti balneari situati sul demanio marittimo di Bellaria sarebbero sorti nei decenni senza le necessarie autorizzazioni previste dalla normativa italiana e risulterebbero pertanto abusivi, completamente o parzialmente”. È una affermazione destituita di fondamento. Così come è priva di logica la conseguenza che per sanare questa “situazione di irregolarità pregressa” l’unica strada sia quella delle “procedure di selezione” che il Comune di Bellaria-Igea Marina starebbe per pubblicare.
Ognuno dei circa 140 lotti di arenile concessi nei 7 chilometri di fascia di spiaggia del Comune romagnolo ha una propria storia e, in taluni casi, specifiche problematiche. Nel complesso la situazione non si discosta, in modo significativo, da quella delle altre località vicine. Ad esempio, il tratto più pregiato, quello del lungomare Colombo a Bellaria Centro, è stato riqualificato con un piano di spiaggia all’inizio degli Anni Duemila e di certo non presenta le criticità evidenziate da Mondo Balneare.
Destituite di fondamento sono anche le affermazioni che riferiscono di concessioni demaniali non più rinnovate “a partire dal 2003”: a quel che risulta alla Cooperativa Bar di spiaggia, le concessioni dei suoi circa 50 soci sono state regolarmente rinnovate fino al 2013-2015 e solo da allora vengono, inspiegabilmente, prorogate di anno in anno.
Le “evidenze pubbliche” (bandi, a tutti gli effetti) che il Comune di Bellaria-Igea Marina annuncia per l’ennesima volta sembrano, per quel che è dato capire in una materia dove il Comune non ha certo brillato per dialogo e trasparenza, strumenti di dubbia legittimità. Gli attuali concessionari correrebbero il rischio di essere estromessi dalle loro attività senza alcuna compensazione economica. È pertanto altamente probabile che la Cooperativa chioschisti, a tempo debito e quando gli atti saranno ufficializzati, impugnerà avanti al Tar provvedimenti che riteniamo illegittimi e intempestivi.
Una corretta procedura amministrativa vorrebbe che i problemi eventualmente presenti nelle singole concessioni fossero, infatti, individuati dall’ente locale che eventualmente dovrebbe sanzionare il concessionario a seconda della gravità dell’abuso. Le evidenze pubbliche su tutti i lotti in concessione paiono uno strumento del tutto inadeguato, penalizzante verso chi ha sempre operato nella legalità, fonte di sicuri contenziosi, che getterebbero l’arenile in una situazione caotica e ingovernabile.
Auspichiamo che il Comune di Bellaria-Igea Marina abbia un sussulto di realismo, attenda al pari di ogni altra località balneare la legge delega sulla applicazione della direttiva europea Bolkestein e gestisca questa fase attraverso il dialogo ed il confronto con i concessionari. La logica e una corretta gestione amministrativa suggeriscono che, ove possibile, le irregolarità si sanino e non si superino attraverso i bandi.
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