di Alex Giuzio
Il ministro al turismo Piero Gnudi (nella foto) continua a far innervosire i balneari con le sue dichiarazioni a favore delle aste delle concessioni demaniali marittime. Dopo il discorso pronunciato in occasione della Bit di Milano (vedi qui), ieri, sul quotidiano La Stampa, è apparsa un’intervista di cui riportiamo gli stralci più interessanti (per leggere l’articolo integrale, vedi le immagini in fondo).
Entro quando si arriverà a una legge sulle concessioni balneari?
La soluzione va trovata e deve essere in linea con le direttive europee. Bisogna sforzarsi ognuno per la parte di sua competenza per non penalizzare il turismo balneare. È in’operazione da chiudere in 6-8 mesi.
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Cosa prevederà la nuova legge?
Ci sono varie soluzioni possibili. L’essenziale è che le procedure siano trasparenti e aperte alla concorrenza. La riunione del 23 è stata fatta proprio per sentire l’opinione degli operatori balneari.
Qual è invece quella del governo?
Prima di esprimere le nostre idee dovremo sentire quelle degli altri. Mi sembra più corretto. Dopo il 23 il governo farà le sue proposte e prenderà delle decisioni. È sicuro che ci sarà una riforma perché così non si può andare avanti.
Il ministro Gnudi è molto cauto, ma tra le righe si può leggere la volontà di rispettare la direttiva europea ai servizi e mandare le spiagge all’asta, dato che non ha minimamente citato la deroga richiesta da Sib, Fiba, Cna e Assobalneari.
Le dichiarazioni di Gnudi sono «inopportune» secondo il vicepresidente del Sib Giancarlo Cappelli, che attacca: «Se tutte le forze politiche italiane sono per il mantenimento dell’attuale sistema balneare, per quale motivo dobbiamo sottostare alla Comunità Europea che non vuole riconosce la diversità delle nostre spiagge? Il ministro Gnudi, nella sua intervista, ha anticipato che "la soluzione va trovata e deve essere in linea con le direttive europee", e che "la riunione del 23 è stata fatta proprio per sentire l’opinione degli operatori balneari". Ma l’opinione dei balneari è già nota, mentre non sono note l’opinione del ministro, quelle ufficiali. Sia ben chiaro a Gnudi che la categoria non ha nessuna intenzione di assistere passivamente alla sua eliminazione: metteremo in atto forme di protesta che non saranno certamente a favore del Pil italiano. Se non ci verrà riconosciuto il nostro diritto d’impresa, tutte le imprese balneari si faranno sentire, anche con contenziosi giudiziari».
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