di Alex Giuzio
E’ da qualche giorno che i balneari italiani si sentono rincuorati da alcune voci filtrate dalle stanze di governo ai giornali; voci che parlano di una via di uscita dalla direttiva Bolkestein già nelle tasche dei nostri ministri. Per la precisione, è stato il quotidiano Libero a dare per primo speranza ai balneari, con un articolo pubblicato lo scorso venerdì 28 ottobre a firma di Franco Bechis, uno dei giornalisti di punta del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. L’articolo in questione si intitola "Tre assi del governo per tagliare il debito", si trova a pagina 5 con richiamo in prima e fa riferimento a tre tattiche per risanare i bilanci dello Stato: accordo fiscale con la Svizzera, creazione di un fondo di investimento misto mobiliare-immobiliare per la quotazione del patrimonio statale e proroga a trent’anni delle concessioni demaniali con pagamento anticipato del canone. Essendo il quotidiano Libero molto vicino alle fonti governative, la notizia è sembrata autorevole, e perciò motivo di conforto per i balneari. Leggiamo il passaggio che ha conquistato l’attenzione dei concessionari demaniali, e che ha monopolizzato il tam tam dei social network negli ultimi giorni:
Il secondo dossier all’attenzione del governo è a dire il vero già emerso durante la prima versione della manovra di luglio (quella varata prima del precipitare della crisi): le concessioni delle spiagge di proprietà del demanio. Con la Ue il governo ha avviato una trattativa serrata, spiegando il proprio piano e chiedendo una esenzione dalla Bolkestein, la direttiva che costringerebbe l’Italia a mettere in gara ognuna di quelle concessioni. Oggi valgono 950 milioni di euro, ma l’evasione del canone è altissima, e lo Stato incassa circa 350 milioni all’anno. Con gli operatori è stato fatto un discorso chiaro: se pagano tutti, il canone non si ritocca. Ma debbono garantire l’incasso complessivo di un miliardo di euro all’anno. Il piano del Tesoro è quello di riassegnare le concessioni a ciascun operatore per 30 anni chiedendo anticipatamente il pagamento di tutto il periodo. Le imprese balneari chiederebbero l’anticipo dei 30 anni di concessione in banca, consentendo l’ipoteca sulla stessa concessione. Lo Stato così potrebbe incassare subito 30 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati in parte per la riduzione del debito e in parte per pagare opere infrastrutturali.
Come detto, i balneari hanno tirato un sospiro di sollievo leggendo la notizia. Altre rassicurazioni sono poi arrivate ieri, sempre da Libero: nel sito web della testata è uscito il titolo "Giulio Tremonti fatto fuori dal piano per salvare l’Italia", con sottotitolo "La cabina di regia per gestire gli impegni assunti in Europa dal governo è stata affidata a Brunetta", che riassume il contenuto del pezzo. In breve, il ministro dell’economia sarebbe stato accantonato per fare posto al ministro della pubblica amministrazione nella direzione del decreto sviluppo (nella foto). Che sia per questo motivo che è cambiata la linea del governo nei confronti dei balneari? Per ora si potrebbe trattare di semplici supposizioni giornalistiche senza fondo di verità, ma le conferme o le smentite arriveranno presto: il governo, si sa, ha tempo fino al 28 dicembre per uscire dalla direttiva Bolkestein.
La notizia è stata ripresa quest’oggi dal quotidiano La Nazione, con un interessante commento del senatore Cesare Cursi (presidente della commissione che ha effettuato un’indagine conoscitiva sulle concessioni demaniali). Potete leggere la notizia a questo link: rassegnastampa.interfree.it/c02.pdf
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