di Alex Giuzio
E’ giovedì sera quando molte agenzie di stampa diffondono il fantomatico articolo 26 del decreto sulle liberalizzazioni, che metterebbe all’asta le concessioni demaniali marittime e ne deciderebbe una durata di quattro anni non rinnovabili. Una misura che, oltre a mandare su tutte le furie i balneari italiani che da anni lottano proprio contro questo sfacelo imposto dall’Unione Europea, sconcerta tutti gli amministratori locali per il palese blocco del settore turistico nazionale che deriverebbe dall’applicazione dell’articolo 26.
Ma il panico dura meno di una giornata, dato che il sito del governo italiano si affretta a pubblicare questa laconica smentita:
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, viste alcune agenzie che riportano disposizioni di una presunta bozza del provvedimento sulla concorrenza, precisa che i testi pubblicati non corrispondono al documento in lavorazione presso gli uffici. Si tratta dunque di notizie prive di fondamento.
Tale smentita è poi confermata da una nota del presidente del Sib Riccardo Borgo (vedi qui). Questa fantomatica bozza, ritengono alcuni balneari, potrebbe essere stata diffusa proprio per osservare le reazioni della categoria. Ma anche se questa ipotesi non fosse vera, i balneari devono ricordarsi di stare in allerta e di non rilassarsi solo perché il governo ha pubblicato la smentita.
Monti non avrebbe mai potuto legiferare sulle concessioni demaniali prima dell’incontro del 23 febbraio con i ministri Gnudi e Moavero, perché in tal caso avrebbe tradito il patto stretto con i sindacati (e di patto tradito ce n’è già un altro: quello tra lo Stato e i concessionari che hanno investito senza sapere delle aste). Dice infatti Cristiano Tomei, coordinatore nazionale di Cna Balneatori: «Il governo non può tradirci a colpi di decreto, stravolgendo una decisione assunta dal Parlamento che si è impegnato a legiferare sulle concessioni demaniali entro 15 mesi. Sicuramente si può legiferare anche prima di questa scadenza, ma sempre prendendo una decisione concertata con le forze sindacali e politiche».
Ma anche se l’articolo 26 è stato smentito, l’idea delle concessioni all’asta ogni quattro anni potrebbe essere vera; anzi, i ministri Gnudi e Moavero potrebbero presentarsi all’incontro del 23 febbraio proprio con una proposta simile, alla quale sindacati e Regioni dovranno controbattere efficacemente. Per questo è necessario non abbassare la guardia: la diffusione di quella bozza non è affatto casuale (è stata pubblicata da autorevoli fonti come il Sole 24 Ore), e i balneari devono essere pronti a rifiutare una legge simile.
Per quanto ci riguarda, non dobbiamo dimenticare ciò che si è detto ieri (vedi il comunicato congiunto dei sindacati): i balneari sono in stato di mobilitazione nazionale, e devono organizzare manifestazioni per spingere le Regioni e l’opinione pubblica a schierarsi apertamente contro la svendita indiscriminata delle spiagge italiane alle multinazionali.
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