di Alex Giuzio
I balneari italiani sono stanchi delle parole, che stanno provocando molto malumore nella categoria. È emerso chiaramente ieri pomeriggio a Cesenatico, in occasione del convegno ‘Turismo balneare: tra liberalizzazioni e Bolkestein, quale futuro per le imprese?’, organizzato dai sindacati Sib, Fiba, Assobalneari e Cna Balneatori.
«È una farsa», mormorava la platea durante i ridondanti discorsi dei vari rappresentanti sindacali che hanno sfilato al tavolo della sala convegni del Palazzo del Turismo. E dire che l’assemblea era stracolma, con imprenditori provenienti da Romagna, Toscana, Marche e Abruzzo: «È segno che i balneari cercano risposte concrete ai loro problemi riguardo alle aste delle concessioni demaniali», ha detto Roberto Zanuccoli, presidente del Sib Forlì-Cesena, nel suo discorso di apertura. Ma le risposte ancora non emergono con convinzione, anche perché il governo continua a rimanere ambiguo sulle aste.
La tensione oggi era dunque a mille, e non sono mancati i fischi e le contestazioni contro i presidenti regionali di Sib e Fiba, rei di avere impiegato la prima ora del convegno per raccontare ai balneari la storia del turismo balneare («La conoscevamo già», mormorava il pubblico) o per ribadire le belle parole che vengono ormai ripetute da due anni a questa parte («Non avete ancora capito che occorre passare ai fatti?», gridavano i contestatori).
Il silenzio è calato solo quando l’assessore al turismo della Regione Emilia-Romagna, Maurizio Melucci, ha preso il microfono: un suo intervento era atteso da molto tempo, poiché mancava un’opinione decisa come quelle, ad esempio, di Liguria e Toscana.
«La Regione Emilia-Romagna non era presente al tavolo del 23 febbraio perché è stata sufficiente una delegazione rappresentativa di tutte le Regioni», ha chiarito Melucci. «In questi mesi il tema delle liberalizzazioni è focale, ma quello che riguarda le concessioni demaniali è senz’altro la questione più delicata, poiché l’opinione pubblica non ha ancora capito che è in pericolo il cuore del turismo italiano. Finora le proposte per salvare le attuali imprese balneari, da parte del governo, sono sempre state pasticciate. Chi contesta la Regione Emilia-Romagna dovrebbe invece ricordare che siamo stati i primi a proporre una legge regionale che tutelasse i balneari; legge purtroppo cassata dalla Corte Costituzionale con una sentenza molto pesante. Ricordiamo che le Regioni non sono i diretti interlocutori dell’Unione Europea: le Regioni devono comunicare col governo, e il governo deve portare le nostre ragioni a Bruxelles. Ma non si può lavorare con un governo che cambia continuamente idea, come ha fatto il ministro Gnudi: per questo, le Regioni di tutta Italia chiederanno che il governo si pronunci ufficialmente, per iscritto, riguardo alla direttiva Bolkestein, e non più attraverso le agenzie di stampa!».
Melucci è molto preoccupato per la situazione: «Ho paura che la delega dell’attuale governo, che ha una durata di 15 mesi, scadrà senza che la questione dei balneari venga risolta. Poi si entrerà in campagna elettorale, e tutti i partiti saranno magicamente al vostro fianco, ma si arriverà al 2016 senza avere in mano nulla. Il confronto con l’Unione Europea va allora aperto immediatamente: devono nascere certezze sulla durata delle concessioni e sulla tutela degli investimenti; e devono nascere attraverso il lavoro congiunto di tutte le forze balneari».
L’irrequietezza dei bagnini è stata espressa da tutti i rappresentanti sindacali intervenuti oggi a Cesenatico. Giancarlo Cappelli, presidente Sib Emilia-Romagna, ha spiegato ai meno informati la gravità della situazione («Il 23 febbraio i ministri Gnudi e Moavero si sono timidamente aperti sulla deroga, e nemmeno una settimana dopo Gnudi ha detto che la deroga è impossibile») e si è detto «basito» per la confusione provocata dal governo. «Non c’è ancora chiarezza – ha tuonato Cappelli – e ho l’impressione che il governo Monti non ci voglia solo chiudere la porta in faccia, ma anche la finestra. E per adesso ha solo giocato a fare la tarantella. Allora ricordiamo di restare uniti, perché lo scopo del governo è dividerci per sconfiggerci più facilmente. Monti dice di volere salvare l’Europa? Sarebbe meglio che salvasse trentamila imprese italiane, che siamo noi!». Cappelli è stato fischiato quando ha detto che è ora di manifestare («È da mesi che lo diciamo!», ha gridato la platea), ma ha risposto dicendo che «con i fischi non si sono mai vinte le guerre, ma con le parole sì».
Poi è stata la volta di Riccardo Vincenzi, presidente Fiba Emilia-Romagna: «Sulla deroga sarebbe utile sapere cosa ne pensa Bruxelles prima di prendere qualsiasi decisione», ha detto prima di proiettare un video (poco convincente) del vicepresidente vicario del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, che con le solite parole ha ribadito le peculiarità del turismo balneare italiano e ha detto di essere al lavoro «per trovare un compromesso tra le esigenze di concorrenza espresse dall’Unione europea e le giuste preoccupazioni degli attuali concessionari».
La sfilata è proseguita con Enzo Monachesi, presidente di Sib Marche («A chi mi vorrà togliere l’impresa io farò un culo così») e con Ilenia Illuminati, presidente di Fiba Marche, che ha lamentato la scarsità dei balneari presenti alle manifestazioni in confronto al numero effettivo di imprenditori (scatenando le più accese contestazioni quando ha rimproverato ai romagnoli una scarsa partecipazione; accusa ormai non più corrispondente a verità). «Tra poco arriverà l’estate, e sarà la nostra grande occasione – ha concluso la Illuminati – per parlare con i nostri clienti e far capire loro cosa sta succedendo: se Roma ha visto come sarebbe una città senza taxi, l’Italia può capire come sarebbe il nostro paese senza i tradizionali stabilimenti balneari».
Infine, dopo l’assessore Melucci, è stata la volta del presidente nazionale Sib Riccardo Borgo: «Voglio ricordare a Gnudi, che ogni tanto si dichiara contro la deroga, che lo scopo dei balneari non è la deroga, bensì l’uscita dalle evidenze pubbliche delle concessioni demaniali. La deroga è solo uno strumento per ottenere il nostro scopo, ma ci possono essere altri validi strumenti».
In platea era presente anche Giorgio Mussoni, presidente Oasi-Confartigianato, che purtroppo ha rifiutato di farsi intervistare e ha accusato Mondo Balneare di «provocare grandi problemi perché parla troppo di aste, facendo gola a chi è interessato che si vada alle evidenze pubbliche». Anche Riccardo Padovano, presidente Sib Abruzzo, durante il suo intervento ha invitato a «interrompere l’infruttuoso chiacchiericcio su internet». Una risposta è doverosa: il nostro lavoro è quello di informare obiettivamente la categoria dei balneari, non di fare polemica, e continuiamo a essere convinti dell’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione per informare su sporche questioni che altrimenti rimarrebbero ignorate dai più (come appunto la direttiva Bolkestein). La campagna elettorale di Obama si è giocata su Facebook, la rivoluzione in Libia non sarebbe nata senza Twitter: abbiamo in mano uno strumento potentissimo, e occorre sfruttarlo anziché sotterrarlo.
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